La strategia Zero COVID: come sconfiggere la pandemia nel minor tempo possibile

La strategia Zero Covid funziona davvero per sconfiggere la pandemia? Ecco di cosa si tratta, come funziona e dove è stata adottata.

pubblicato 16 Febbraio 2021 aggiornato 24 Febbraio 2021 16:14

Strategia Zero Covid Qual è il modo più efficace per sconfiggere il COVID-19? I vaccini si stanno dimostrando un valido strumento per proteggere i cittadini dall’infezione o dai sintomi più gravi dell’infezione, ma il momento in cui almeno il 60-70% dei cittadini di ciascun Paese avrà ricevuto le dosi di vaccino necessarie alla protezione individuale e dell’intera società è necessario continuare a gestire la pandemia utilizzando gli strumenti a disposizione: mascherine e distanziamento sociale che spesso si tramuta in lockdown più o meno restrittivi. E se, invece, si provasse ad adottare la cosiddetta strategia Zero Covid?

Strategia Zero Covid: cosa significa?

La cosiddetta strategia Zero Covid, come si evince dal nome, consiste nell’eliminare la diffusione dell’infezione da COVID-19 grazie ad una serie di azioni da mettere in atto. Un vero e proprio reset dei contagi e una ripartenza con controlli approfonditi e tracciamento capillare di tutti i nuovi casi.

La strategia parte da punto fondamentale: è necessario imporre un lockdown totale duro fino ad eradicare quasi completamente l’infezione nel Paese, con casi attivi di infezioni il più possibile vicino allo zero. Allo stesso tempo, però, bisogna assicurare il giusto sostegno economico ai cittadini costretti a rimanere in casa senza la possibilità di lavorare.

Una volta conclusa la fase di lockdown deve scattare l’attività di ricerca, test, tracciamento ed isolamento dei casi: ogni singolo caso di infezione deve essere identificato ed isolato, così come i suoi contatti più stretti, al fine di stroncare sul nascere la formazione di nuovi focolai. Lo abbiamo visto in Cina, dove anche per una manciata di infezioni si arriva in poche ore al lockdown per milioni di cittadini.

Tenere sotto stretto controllo la pandemia in un Paese significa anche imporre rigide restrizioni per tutte quelle persone in arrivo nel Paese. Screening seri e un periodo di isolamento obbligatorio con test periodici per scongiurare possibili minacce in arrivo dall’esterno, come sta facendo in questi giorni il Regno Unito, non senza polemiche.

La Strategia Zero Covid funziona davvero?

La strategia Zero COVID non è soltanto una teoria, ma il metodo utilizzato con successo in diversi Paesi del Mondo, a partire dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, dove ormai da settimane i nuovi casi di COVID si attestano tra i 5-6 al giorno in ciascun Paese, ma anche in Cina, Vietnam e Taiwan.

dati covid nuova zelanda
L’andamento dell’epidemia in Nuova Zelanda

È il modo più efficace e veloce per uscire da quel circolo vizioso che stiamo vedendo da oltre un anno: aumento dei casi, lockdown di qualche settimana, semi normalità per un paio di mesi, ripresa dei contagi e nuovo lockdown. Imporre un lockdown senza mettere in atto un’attività capillare ed efficace di tracciamento dei contagi non è una strategia efficace sul lungo periodo. Lo abbiamo visto anche in Italia, quando all’inizio della seconda ondata della pandemia si è dichiarato il fallimento dell’attività di tracciamento e da lì la situazione è precipitata in poche settimane.

È vero, è più facile a dirsi che a farsi. La strategia Zero COVID richiede enormi sacrifici, ma implementarla in modo efficace permette di ridurre la durata temporale di questi sacrifici e non prolungare per mesi e mesi quel circolo vizioso già illustrato.

Il lockdown deve essere duro ed avere una durata più lunga di quelle 2-3 settimane che abbiamo visto imporre in diversi Paesi in questi ultimi mesi. Tutti i cittadini chiamati a rimanere in casa e non lavorare dovrebbero ricevere dallo Stato il 100% delle perdite economiche subite a causa delle chiusure e tutti dovrebbero ricevere il supporto necessario per affrontare nel modo meno impattante possibile il periodo di limitazioni e distanziamento: supporto psicologico, supporto per le persone malate e le persone sole, ma anche mascherine gratuite e disinfettante a costo zero per tutti, strumenti per la didattica a distanza per le famiglie che non possono permetterseli, assistenza per i bambini a casa mentre i genitori sono a lavoro e un tetto sopra la testa e controlli per i senzatetto con l’obiettivo di ridurre al minimo le disuguaglianze e gli squilibri legati alla pandemia.

In questo modo anche i cittadini, non costretti a sacrifici enormi e senza il rischio di finire in povertà, sarebbero più propensi a collaborare e rispettare le regole per vedere il prima possibile la fine del tunnel.

Stiamo andando tutti verso una strategia zero COVID?

Le misure che stiamo vedendo in corso di implementazione in diversi Paesi del Mondo, a cominciare dal Regno Unito che fino a poche settimane fa si trovava nella fase peggiore della pandemia dal gennaio scorso, sembrano indicare un primo approccio alla strategia zero COVID: quarantena obbligatoria per chiunque entri in un determinato Paese.

Da giorni il Regno Unito ha annunciato una stretta che sta facendo molto discutere, ma che è già stata adottata con successo in Australia, Nuova Zelanda o Cina con ingressi in questi Paesi limitati e controlli approfonditi per chi viene autorizzato all’ingresso, a cominciare da un periodo di quarantena non soltanto obbligatoria, ma vigilata in appositi hotel messi a disposizione dallo Stato – e nel caso del Regno Unito a carico dei viaggiatori – dai quali non ci si può spostare se non al termine del periodo fissato dalle autorità sanitaria e in ogni caso dopo un tampone negativo.

Nel Regno Unito il fronte “Zero COVID” è in rapida crescita, anche in Germania se ne sta iniziando a parlare con più insistenza, mentre le autorità dal Canada hanno già invitato i cittadini a non fare programmi di viaggio per tutta la durata del 2021, limitando il più possibile gli ingressi nel Paese come già fatto in queste ultime settimane anche da Israele.

E in Italia? Il nostro Paese rischia di restare un po’ indietro, complice anche il periodo di stallo causato dalla crisi di governo ancora in corso. La formazione del nuovo esecutivo che guarda all’Europa, però, potrebbe portare a qualche passo in avanti in questo senso, considerata anche la diffusione della variante inglese del virus accertata in almeno un caso su cinque secondo l’indagine rapida condotta dall’Istituto Superiore di Sanità.

Implementare da zero in Italia una strategia come quella Zero COVID sembra impossibile in questo momento, e lo stesso vale per quei Paesi che su questo fronte hanno perso un po’ di tempo, ma è possibile partire in corsa iniziando a limitare e controllare in modo puntiglioso tutti gli ingressi e gli spostamenti interni e bloccare per quanto possibile la ripresa del contagio, e la diffusione delle varianti del virus, in attesa che i vaccini sortiscano l’effetto sperato.

16 febbraio 2021: l’appello per una Strategia Zero Covid in Europa

Su Zerocovid-greenzone.eu è apparso un appello molto interessante che invita le istituzioni europee a organizzarsi per una Strategia Zero Covid.

L’idea di fondo è questa: la strategia con il virus non sta dando i risultati sperati. Occorre allora, secondo i promotori dell’appello, «definire delle misure di salute pubblica e degli standard con l’obiettivo di ottenere e poi proteggere delle zone verdi. Più piccole sono queste zone e minore la mobilità fra di loro, più velocemente si può uscire da questa situazione evitando misure dannose globali».

«Certo, il sistema delle zone» – prosegue l’appello – «deve essere politicamente e socialmente accettabile, e applicabile localmente. Ogni nazione dovrebbe attuarlo secondo scelte pragmatiche e specifiche».

Le regioni, per esempio? Non solo, perché si può andare anche a livelli più piccoli, anche di singole città o paesi.

Una zona si definisce verde una volta che l’origine del contagio è nota, in modo che il test, il tracciamento e la quarantena possano prevenire ulteriori contagi. A quel punto, le zone verdi possono tornare progressivamente alla vita normale: scuole, ristoranti, turismo e altre attività possono riaprire pienamente, e le persone spostarsi da una zona verde all’altra.

La priorità per la zona verde in termini di prevenzione, a quel punto, diventa ostacolare la reintroduzione del virus, attraverso una regolamentazione degli spostamenti e i test in ingresso, oltre alla predisposizione di misure rapide e mirate di contenimento qualora si sviluppassero nuovi focolai.

Ovviamente, è richiesto un sistema funzionante di test e tracciamento.

Per ripristinarlo laddove perduto, potrebbe rendersi necessario ripartire da un lockdown.

Qui c’è l’elenco di tutti i firmatari dell’appello.

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