La strategia Zero Covid può funzionare in Italia?

La gestione della pandemia ha previsto in molti Paesi europei l’adozione della strategia “stop and go”. Ma alcune domande sono doverose.

16 Febbraio 2021 15:59

Strategia Zero Covid – In Italia, al 13 febbraio, sono state completamente vaccinate 1.276.576 persone. Ciò significa che il 2,11% della popolazione ha ricevuto la prima e la seconda dose del vaccino. Parlare di immunità è però prematuro, non esistendo per ora dati che siano in grado di confermare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone.

Mentre il piano vaccinale prosegue, ci si domanda se esistano strategie efficaci per il contenimento del contagio e l’abbassamento dell’Rt, l’indice che rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia stessa. La variazione dell’Rt dipende da alcune variabili, come provvedimenti adottati, i comportamenti dei singoli e il numero di persone vaccinate. Diverso è invece l’R0, cioè la potenziale trasmissibilità assoluta di una malattia infettiva, che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotto da ciascun individuo infetto a prescindere dalle misure adottate.

In Italia l’incidenza nazionale è sostanzialmente stazionaria, con un Rt medio pari a 0,95. Il report settimanale sul monitoraggio dell’epidemia dell’Istituto Superiore della Sanità pubblicato il 12 febbraio precisa però che «in questa fase delicata dell’epidemia, con una circolazione diffusa di varianti virali a maggiore trasmissibilità, si confermano segnali di contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente rafforzate/innalzate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale». Il numero di casi per 100mila abitanti nella settimana di monitoraggio 1.02.2021-7.02.2021 è pari a 133,13, valore ben distante da quell’obiettivo di 50 casi per 100mila abitanti che permetterebbe il ripristino sul territorio nazionale dei casi di tracciamento e dei loro contatti.

Da mesi si discute sull’opportunità di continuare a utilizzare un sistema di contenimento della pandemia “stop and go”, cioè basato su una continua alternanza di chiusure e aperture e il cui scopo è abbattimento della curva dei contagi. Molti, tra cui il sociologo Luca Ricolfi in questo articolo, ritengono sia necessario osservare quanto fatto in altri Paesi. Il riferimento è alla strategia Zero Covid, il cui scopo consiste nel mantenere l’indice Rt il più possibile vicino allo zero, limitando la circolazione del virus fino a eliminarlo. L’approccio è conosciuto come FTTIS, cioè identificazione (Find), test (Test), tracciamento (Trace), isolamento (Isolate) e supporto (Support). Come spiegato in questo paper pubblicato dal Barcelona Institute of Global Health, si tratta di

«identificare e tracciare le catene di trasmissione del contagio al fine di identificare e gestire i casi, agendo nel contempo con l’integrazione di una supporto economico, psicologico, sociale e sanitario per garantire l’isolamento dei casi positivi e dei loro contatti».

Molti membri della comunità scientifica hanno spiegato perché dovrebbe essere adottato questo modello. Qui puoi leggerne un esempio.

LA STRATEGIA ZERO COVID PUÒ FUNZIONARE IN ITALIA?

La strategia Zero Covid prevede dunque un’azione preventiva. «Anche se le strategie di mitigazione sono utili quando la diffusione nella comunità è già molto elevata e impatta sul sistema sanitario – si legge nel documento dell’ISGlobal – hanno un importante punto debole: non riescono ad affrontare periodi di bassa trasmissione o casi sporadici. Un approccio di mitigazione corre quindi un alto rischio di portare a una trasmissione persistente, che richiede cicli infiniti di blocchi seguiti da un allentamento delle restrizioni, un modello che paralizza l’economia, il sistema sanitario e l’impegno della comunità».

Sul motore di ricerca di letteratura scientifica PubMed è stata pubblicata ad agosto 2020 un paper che spiega l’adozione della strategia Zero Covid in Nuova Zelanda. All’interno del paper è contenuta una tabella che spiega quali sforzi siano richiesti nel passaggio da un modello “stop and go” a un modello Zero-Covid. È utile chiedersi, osservando i criteri considerati, se e come la transizione da un modello a un altro possa avvenire in Italia:

  • pianificazione, coordinamento e attività logistica: come potrebbe essere migliorata la gestione? Attraverso quali infrastrutture? 
  • gestione dei confini: è ammissibile un lockdown “duro” (cioè come quello vissuto a marzo e aprile), differenziato a seconda dell’Rt di ciascuna regione italiana? Qui possiamo tenere conto dei due limiti previsti dalla Costituzione, cioè l’art. 16, «ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza […]» e l’120, secondo cui «la Regione non può […] adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni, né limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale». I presidenti delle Regioni possono dunque adottare misure più stringenti solo se tale potere è previsto dalla legge o da atti avente forza di legge. D’altra parte, in Sicilia, ad esempio, ci sono già strumenti per una potenziale Strategia Zero Covid: il punto tamponi rapidi per chi sbarca a Messina è uno di questi;
  • gestione del tracciamento: come può migliorare la capacità di contact tracing? Molte regioni hanno attivato postazioni per i tamponi “drive through”, in cui ci si sottopone al tampone naso-faringeo senza scendere dalla propria automobile, ma sono sufficienti? Come può essere implementato il coordinamento tra aziende sanitarie territoriali e medici? 
  • controllo dei casi positivi: è possibile controllare che una persona affetta da COVID-19 rispetti la quarantena senza violare i limiti previsti dalla Costituzione? 
  • conseguenze economiche: un lockdown generalizzato e protratto per un periodo di tempo definito causa minori o maggiori danni economici di un lungo periodo di continue aperture e chiusure? 
  • comunicazione: comunicare con anticipo le misure che verranno adottate e coinvolgere la comunità genera un maggiore o minore beneficio in termini di solidarietà reciproca e fiducia nelle istituzioni?

In questo spazio seguiremo l’evoluzione del dibattito sul tema.

16 febbraio 2021: la strategia Zero Covid si affaccia sul mainstream

Comincia ad affacciarsi l’idea che una strategia Zero Covid possa essere applicabile, in qualche modo, in Italia (anche se servirebbe un coordinamento a livello europeo), anche nel mondo giornalistico mainstream.
Su Avvenire c’è l’articolo di Ricciardi in cui si legge, fra l’altro, che

«avere un obiettivo esplicito ‘zero-Covid’ fornisce un forte stimolo motivante e di coordinamento. La soppressione non offre un chiaro punto di arrivo, lasciando i Paesi vulnerabili a una rapida ripresa, come si è visto di recente in Irlanda. L’incertezza che ne deriva rende impossibile la pianificazione, con enormi conseguenze per le scuole, le imprese, la vita familiare e molto altro».

Su Domani la strategia viene presentata comealternativa-dilemma per il governo Draghi, descritto come se fosse in bilico fra un “apri tutto” e lo “Zero Covid”.

Su Repubblica c’è spazio per questo appello di un gruppo di scienziati europei.

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