DPCM 3 novembre: le Regioni possono differenziare le aree. I Presidenti avranno il coraggio di farlo?

Uno dei nodi del nuovo DPCM 3 novembre 2020 riguarda la libertà di manovra delle regioni. Saranno individuate diverse aree nelle regioni?

4 Novembre 2020 18:46

Una delle domande più gettonate delle ultime ore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPCM 3 novembre 2020 è: all’interno di una singola regione potranno essere applicate norme diverse ad aree diverse? La risposta è e si trova nello stesso provvedimento al comma 2 dell’articolo 2, che recita:

Con ordinanza del Ministro della Salute adottata ai sensi del comma 1, d’intesa con il Presidente della Regione interessata, può essere prevista, in relazione a specifiche parti del territorio regionale, in ragione dell’andamento del rischio epidemiologico, l’esenzione dell’applicazione delle misure di cui al comma 4.

Le misure del comma 4 sono quelle che vietano l’entrata e uscita dalle regioni e gli spostamenti tra comuni e la sospensione delle attività di ristorazione. Sono, in sostanza, le norme che differenziano un’area arancione da un’area gialla. Questo significa che il DPCM prevede che all’interno di una Regione “arancione” possano essere individuate delle aree “gialle”, quindi nelle quali possano essere applicate norme meno restrittive, ma lascia ai Presidenti di Regione il compito di differenziarle, anche se poi a decretarle sarà, di fatto, il ministro della Salute Roberto Speranza, proprio come è avvenuto finora con le singole ordinanze, sempre firmate da lui d’intesa con i vari Presidenti.

A confermare questa possibilità è stato anche il direttore generale del ministero della Salute Giovanni Rezza che oggi in conferenza stampa ha spiegato:

Le regioni possono esentare alcune zone dall’applicazione di misure restrittive, ma possono anche individuare delle zone rosse.

A Rezza è stato anche chiesto se possa esserci un automatismo puro per stabilire le fasce di appartenenza delle regioni senza dover contrattare continuamente con le Region e con i comitati tecnici locali e lui ha spiegato:

L’automatismo è previsto, anche nel Dpcm, ma l’automatismo non vuol dire che sia tutto così facile. Per esempio l’Rt è un indicatore stimato, non lo vediamo realmente, è una stima che proviene da modelli matematici. Se noi basassimo tutto su questo indicatore potrebbe essere fallace. Per esempio, se abbiamo una regione che non riporta con completezza i dati ci potrebbe portare a sottostimare l’incidenza. Oppure per esempio riporta i dati ma non la data di comparsa dei sintomi, in quel caso l’Rt tende a sballare. Quindi non ci può essere un automatismo puro, bisogna anche vedere qual è la resilienza.

Quindi, in pratica, probabilmente ogni due settimane, le aree e di conseguenza le norme saranno riviste e questo riguarderà sia intere regioni sia singole aree all’interno delle regioni. Ma fino a che punto agiranno i Presidenti di Regione? Quanto coraggio avranno di fare delle distinzioni tra le zone che amministrano?

ItaliaPolitica