Conte: “Chiudere era necessario, vi spiego perché”

Il premier al “Fatto” spiega il Dpcm del 25 ottobre: “Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza”

27 Ottobre 2020 10:36

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una intervista al Fatto quotidiano pubblicata oggi ripercorre la strada che ha portato al varo del nuovo Dpcm del 25 ottobre, oggetto di proteste di piazza, anche violente, e di feroci critiche nella stessa maggioranza.

Il premier, ribadendo quanto detto ieri da altri esponenti dell’esecutivo, parla delle ragioni che hanno portato a prendere determinate misure (che per qualcuno sono anche troppo blande), provando ancora una volta a spiegarle.

Dpcm del 25 0ttobre, solo misure necessarie

Dice Conte:

“Abbiamo appena varato un Dpcm con misure più restrittive, ma necessarie. Quel Dpcm è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza, rappresentate dai rispettivi capi-delegazione. Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza, che legittimamente chiede di capire i motivi delle scelte del governo”.

Impossibile acquistare centinaia di bus subito

Il presidente del Consiglio precisa:

“Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi. Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l’afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio. Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l’attività sportiva in palestre e piscine”.

Il perché delle misure su bar, cinema, teatri

Conte aggiunge che:

“Stessa cosa abbiamo fatto la sera. Abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici. Uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici abbassando la propria soglia di attenzione e creando assembramenti. Ecco perché abbiamo sospeso le attività di ristoranti, cinema e teatri. Così si è meno incentivati a uscire di casa. Non solo: diminuendo le occasioni di socialità, abbassiamo anche il numero di contatti che ognuno di noi può avere, rendendo così più facile fare i tracciamenti nel caso in cui una persona risulti positiva. Senza queste misure la curva è destinata a sfuggirci di mano”.

Come in Francia dove si prevedono a breve fino a 100mila casi al giorno. Ieri in Italia sono stati rilevati oltre 17mila nuovi casi di Covid-19, in calo dagli oltre 21mila del giorno prima, ma con circa 40mila tamponi in meno. 141 i decessi nelle 24 ore. Il rapporto tamponi/positivi è al 13,6%.

Per tutte queste ragioni, spiega ancora il premier, adottare misure meno stringenti di quelle contenute nel Dpcm del 25 ottobre sarebbe stato inutile:

“Ora è il momento di mettere il Paese in sicurezza, evitando la diffusione del contagio e il rischio di non riuscire a garantire cure e ricoveri adeguati e di non riuscire a preservare il tessuto economico e produttivo. Siamo tutti pienamente consapevoli delle ricadute economiche di queste misure, delle difficoltà a cui molti cittadini italiani vanno incontro, penso a chi lavora nel settore della ristorazione, del turismo, dello spettacolo, della cultura, delle palestre e di tutti i settori connessi”.

Decreto ristori economici

Conte rassicura sui ristori economici per le categorie soggette a restrizioni di orari e chiusure:

“Proprio per questo oggi approviamo un decreto importante con ingenti risorse che ci permette di ristorare tutte queste persone, di dare loro in maniera rapida e diretta risorse per colmare le perdite dovute alle chiusure. Saranno soldi certi e rapidi”.

I ristori secondo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri arriveranno in una ventina di giorni, entro metà novembre.

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