L’app Immuni è completamente inutile in diverse Regioni

Le Asl ignorano completamente l’app Immuni o non inseriscono i codici dei contagiati: l’app per il tracciamento così non serve a nulla

14 Ottobre 2020 13:52

L’app Immuni sta aiutando a contenere la pandemia di Coronavirus? Molto poco, in alcune zone d’Italia per nulla. In generale le applicazioni realizzate per il tracciamento dei contagi non si sono rivelate delle genialate, ma in Italia il flop è ancora più profondo di altri Paesi. E non è una questione di privacy, perché la fase in cui molti avevano timore di installare Immuni per non essere “spiati” è stata generalmente superata. Il problema dell’app di tracciamento, che pure negli ultimi giorni ha avuto un aumento sensibile delle installazioni, è che in diverse aree dello Stivale è completamente inutili poiché non è stata accompagnata da un protocollo sanitario rigido.

Immuni: numeri flop, le Asl non ci credono

Scaricata da circa 8 milioni di italiani, dal momento del rilascio avvenuto il 15 giugno scorso, con un ritardo sensibile rispetto alle previsioni iniziali del governo, sono state 7.361 le persone informate di essere entrate in contatto con un positivo per più di 15 minuti. Un numero davvero molto basso e ancor più basso è quello relativo alle persone che hanno segnalato (non è obbligatorio) di aver contratto il virus, ovvero 419. L’obiettivo dei 12 milioni di utilizzatori è dunque molto lontano e probabilmente non si raggiungerà nemmeno entro la fine dell’anno, ma questo è l’aspetto meno preoccupante.

Il problema è che tra chi non si autodenuncia e le Asl che non registrano i positivi, l’applicazione si rivela completamente depotenziata. È il cane che si morde la cosa, insomma, poiché non essendoci un protocollo sanitario rigoroso si innesca un circolo vizioso che porta a non installare l’app o addirittura a disinstallarla, come hanno fatto nell’estate calabrese tantissimi turisti venuti dall’estero o da altre regioni d’Italia. Nella Regione guidata dal Jole Santelli (centrodestra) le attese per i tamponi sono interminabili e anche ove si riesce a farli, è un’impresa riuscire ad ottenere l’esito. In un contesto del genere è fin troppo evidente che l’ultimo problema sia Immuni, sembra essere addirittura ignorata dalle stesse Asl calabre quando vengono interpellate in merito al corretto utilizzo dell’app. Anche ove fosse presa in considerazione, l’app si tramuterebbe in casi come questo in “arresti domiciliari”: sì perché essendo i tamponi tardivi e per nulla sicuri di arrivare, anche un negativo rischierebbe di essere costretto a rimanere in casa per 14 giorni (o 10 più tampone), con tutto ciò che ne consegue in termini lavorativi etc.

Liguria: “Non sappiamo cosa farne di Immuni”

Non è sola la Calabria, perché anche in Liguria, come denunciato dal consigliere regionale Ferruccio Sansa, il protocollo anti-Covid funziona “alla buona”. Anche nella regione del governatore Toti (centrodestra), l’applicazione per il tracciamento dei contagi viene completamente ignorata: “Abbiamo chiesto se possiamo comunicare i dati di Immuni – racconta Sansa – visto che abbiamo scaricato la app tutti (genitori e figli). Risposta: Immuni? Non sappiamo cosa bisogna farne”.

Veneto: nessuno inserisce i codici dei positivi

A quanto pare, Immuni è stata fin qui inutile anche in una delle regioni maggiormente colpite dalla pandemia, ovvero il Veneto. I cittadini che hanno installato l’app, in percentuale bassa anche qui, hanno scoperto che le Asl non hanno inserito i codici delle persone contagiate, ragion per cui non sapranno mai se sono stati a contatto con dei positivi. La Regione guidata dal leghista Luca Zaia è stata una delle più efficienti durante i medi di lockdown, ma anche nella fase di ripartenza. Come riporta il Corriere del Veneto, però, immuni non ha dato alcun aiuto nel contenimento dei contagi da Covid-19. Chi risulta positivo al coronavirus, infatti, viene contattato dalla sua Asl di competenza e deve fornire il codice di 16 cifre associato all’app, in modo da essere inserito nel database e informare tutti gli altri utilizzatori dell’app.

Un cittadino padovano, una volta risultato positivo, ha cercato di portare a termine la procedura, ma la risposta dell’ufficio Igiene di Padova lo ha lasciato di sasso: “Mi dispiace: non siamo in grado di inserire il suo codice nel database. L’app Immuni non è attiva al momento in Veneto”. Il disservizio non è però ristretto solo alla città di Padova, ma è così in tutto il Veneto: l’app Immuni in questa regione è completamente inutile. La conferma arriva dalla dottoressa Francesca Russo, della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria della Regione Veneto, che spiega come non sia ancora attivo il servizio di Immuni, anche se lo sarà a breve.

Se nemmeno in una Regione che funziona e la cui sanità è un esempio, è facile immaginare come stia funzionando il contact tracing in altre aree di cui probabilmente non si hanno segnalazioni semplicemente perché cittadini e sanitari abbiano semplicemente deciso di ignorare Immuni.

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