Una nuova variante di Covid è stata isolata a Napoli

Si tratterebbe di una mutazione non ancora rintracciata nel nostro Paese, con pochi esempi tra Europa, Africa e Usa

17 Febbraio 2021 16:14

Una nuova variante di Covid-19 è stata isolata a Napoli dall’Istituto Pascale e dall’Università Federico II: si tratta di una mutazione non ancora individuata in Italia, e della quale c’erano state poche tracce solo in Inghilterra, Danimarca, Nigeria e Stati Uniti. Si chiama B.1.525, e al momento non si conoscono né il potere di infezione, né altre caratteristiche.

Un professionista di ritorno da un viaggio in Africa, dopo il tampone, è risultato positivo al Covid 19. Grazie alla collaborazione tra i laboratori della Federico II e del Pascale, Giuseppe Portella della Federico II ha individuato il caso altamente sospetto e in tempi rapidissimi l’equipe di Nicola Normanno del Pascale ha scoperto una variante Covid mai descritta sinora in Italia.

È questo quanto si legge nella nota diffusa dalla Regione Campania, nella quale si dice che la nuova variante è simile a quella inglese (B117) e contiene mutazioni come quella E484K sulla proteina Spike, che si trova all’esterno del virus e gioca un ruolo importante per il suo ingresso nelle cellule: una mutazione comune anche alla variante sudafricana e a quella brasiliana, e che ha provocato l’allarme da parte degli esperti. La sequenza B.1.525 non presenta però analogie con altri campioni provenienti dalla Campania.

Si tratta di una scoperta di straordinario valore scientifico, un risultato tempestivo e utilissimo, che conferma l’importanza di aver finanziato questi studi, la necessità dell’adozione di misure straordinarie nazionali da parte del Governo per non vanificare il programma di vaccinazioni che è pienamente in corso, e che rende ancor di più indispensabili le forniture dei vaccini necessari per fronteggiare l’epidemia“, è stato il commento del Presidente della Campania, Vincenzo De Luca.

Le voci su Osimhen

In mattinata la testata Il Napolista, voce abbastanza affidabile nel panorama calcistico partenopeo, aveva dato questa notizia: “È Victor Osimhen il professionista che ha consentito a Napoli, per la prima volta in Italia, l’individuazione della variante “B.1.525”. Il giocatore degli azzurri, rientrato a inizio anno dalla Nigeria, era risultato positivo al tampone dopo aver partecipato a una festa, in Nigeria, in cui non erano state rispettate le misure di sicurezza e il distanziamento sociale. A rendere verosimile questa notizia, il fatto che i test cui vengono sottoposti regolarmente i giocatori del Napoli sono processati proprio dall’Università Federico II, che come abbiamo visto ha contribuito in maniera decisiva all’isolamento della mutazione.

Ma non solo, la testata ha anche detto che “la positività di Osimhen fece drizzare le orecchie al Pascale, al dottor Nicola Normanno direttore del dipartimento di ricerca di biologia cellulare e bioterapie. Lui ha voluto approfondire il virus contratto dal calciatore del Napoli e individuato dalla Federico II che processa i tamponi del Napoli“. Solo che, come ha riportato La Gazzetta dello Sport, la Federico II ha smentito categoricamente che sia Osimhen il professionista proveniente dall’Africa e che avrebbe consentito di isolare la variante.

Le varianti in Italia

Al momento,  la variante più diffusa nel nostro Paese è quella inglese, che si stima abbia raggiunto l’88% delle regioni. Con quasi il 18% di tutte le infezioni registrate ultimamente, questa è la variante che si ritiene possa diventare predominante. Si diffonde più facilmente rispetto al virus “base”, ma dagli studi è apparso come il vaccino conservi a sua efficacia anche di fronte a questa mutazione. Per l’impennata dei contagi da variante inglese, parte dell’Umbria è in zona rossa da più di 10 giorni, e quattro comuni lombardi ci entreranno a partire dalle ore 18 di mercoledì 17. In Italia sono state poi rintracciate anche le due varianti brasiliana e sudafricana, prima dell’ultima isolata a Napoli.

 

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