Monitoraggio COVID-19: “Tutte le Regioni sono a rischio alto di una epidemia non controllata”

Il monitoraggio settimane sull’epidemia di COVID-19 conferma che tutte le Regioni sono a rischio alto di una epidemia non controllata.

10 Novembre 2020 08:52

In clamoroso ritardo rispetto al solito, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno diffuso nella tarda serata di ieri, e non venerdì come accadeva ormai da mesi, il rapporto sul monitoraggio settimanale dell’andamento dell’epidemia di COVID-19 nel nostro Paese, confermando di fatto il “rapido peggioramento” della situazione.

I dati relativi alla settimana dal 26 ottobre al 1° novembre scorsi, dieci giorni fa, confermano che nella maggior parte del territorio nazionale è compatibile con uno scenario di tipo 3, ma sono in aumento il numero di Regioni/PA in cui la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4, quello in cui la pandemia è fuori controllo.

Tutte le Regioni/PA sono classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane.

Il ritardo nella pubblicazione del rapporto sarebbe da attribuire al ritardo sempre più preoccupante con cui vengono comunicati i dati dalle Regioni, altro indicatore della situazione di emergenza in atto:

Si osserva complessivamente una criticità nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività (ritardo di notifica dei casi rapportati al sistema di sorveglianza su dati aggregati coordinati dal Ministero della Salute) sia per completezza. Questo, ha comportato in questa settimana un ritardo nella ricezione dei dati consolidati dalle Regioni/PA per la settimana 26 ottobre – 1 novembre che al momento è il dato consolidato più recente disponibile. Di per sé, questo costituisce una ulteriore prova della generale criticità di resilienza diffusa su tutto il territorio nazionale e dovuta alla gravità della situazione epidemiologica.

Il tracciamento dei contatti è fallito

La relazione sul monitoraggio COVID diffusa in queste ore conferma quello che, purtroppo, era ben chiaro da giorni: di fronte ad un’epidemia quasi fuori controllo, il tracciamento dei contatti è fallito. Lo mettono nero su bianco il Ministero della Salute e l’ISS, spiegando che nella settimana in oggetto soltanto il 19,5% dei casi COVID-19 accertati arriva dall’attività di tracciamento dei contatti.

Il 35,1% dei casi è stato rilevato di fronte alla comparsa dei sintomi, mentre il 27,4% è stato rilevato attraverso l’attività di screening.

La conseguenza più importante del fallimento dell’attività di tracciamento dei contatti è che il numero dei nuovi casi di COVID-19 non collegati a focolai già noti è aumentato rapidamente. Nella settimana oggetto del rapporto la percentuale è dell’80%, quasi il doppio dei casi (74.967) rispetto alla settimana precedente (49.511).

Un’ulteriore conferma dal rapporto:

Con la rapida crescita dell’incidenza è sempre più frequente l’impossibilità di tenere traccia di tutte le catene di trasmissione e il rapido aumento del carico sui servizi assistenziali con aumento dei tassi di occupazione dei posti letto ospedalieri sia in area critica che non critica che caratterizza questa fase epidemica.

La soluzione? Lockdown

Cosa fare di fronte a questi dati? La relazione sul monitoraggio COVID ribadisce che è necessaria “una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari“:

È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi.

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