L’UE ordina altre 300 milioni di dosi da Moderna, ma frena su Sputnik V

L’UE si muove per acquistare ulteriori dosi del vaccino di Moderna e la Presidente della Commissione solleva dubbi sul vaccino russo Sputnik.

17 Febbraio 2021 17:36

L’Unione Europea, e di conseguenza tutti i Paesi che stanno rispettando gli accordi sulla fornitura dei vaccini contro il COVID-19, Italia compresa, continua a dover fare i conti coi ritardi nella consegna delle dosi. Giusto ieri Moderna, produttrice di uno dei tre vaccini già approvati in Europa, ha comunicato che il programma di consegna per il mese di febbraio subirà dei ritardi, mentre da AstraZeneca arrivano rassicurazioni sul fatto che il ritardo accumulato è in corso di recupero.

Al momento l’UE non punta a guardare altrove, né alla Russia col suo Sputnik V né alla Cina coi due vaccini messi a punto e già in fase di somministrazione anche al di fuori del territorio cinese, anche se non tutti i Paesi UE stanno rispettando gli accordi.

La Commissione UE insiste sull’acquisto a livello europeo e oggi ha annunciato di aver stretto un nuovo accordo con Moderna per la fornitura di altre 150 milioni di dosi del vaccino anti-COVID da consegnare entro la fine del 2021 e di ulteriori 150 milioni di dosi per il 2022. Quasi più del doppio rispetto a quelle acquistate lo scorso anno per questo 2021, 160 milioni in totale.

L’Ungheria si muove da sola. Presto anche Croazia e Slovacchia

Sinopharm Ungheria
Le dosi del vaccino cinese di Sinopharm arrivano in Ungheria

L’Ungheria ha già iniziato la somministrazione delle prime dosi del vaccino russo, approvato in via emergenziale dall’ente regolatore ungherese e già arrivato nel Paese con le prime 2.800 dosi.

L’Ungheria di Orbàn si è mossa in modo autonomo di fronte ai ritardi in Europa – e non è un caso che anche i governatori italiani della Lega, forti della vicinanza del leader Salvini al primo ministro ungherese, vogliano fare altrettanto – accordandosi non soltanto coi produttori di Sputnik V per la consegna di 600mila dosi entro il mese di febbraio, ma anche con la cinese Sinopharm per mezzo milione di dosi del vaccino anti-COVID da somministrare ai cittadini ungheresi nelle prossime settimane.

Quello dell’Ungheria potrebbe non rimanere un caso isolato. Il Ministro della Salute della Croazia ha anticipato che il governo si sta muovendo per seguire l’Ungheria e procurarsi in modo autonomo, senza il supporto dell’Unione Europea, le dosi di vaccino dalla Russia e dalla Cina e anche la Slovacchia starebbe valutando una mossa simile con l’obiettivo di vaccinare più persone possibili nel minor tempo possibile.

Il NO dell’UE all’acquisto dei vaccini fuori dal quadro europeo

L’UE può fare ben poco nei confronti dei Paesi che si stanno muovendo in modo autonomo, se non mettere in guardia sull’utilizzo di vaccini non approvati dall’EMA, l’Agenzia europea per i medicinali. Proprio oggi la Presidente Ursula von der Leyen ha spiegato che non ci sono garanzie su quei vaccini e sulla loro conservazione: “È estremamente rischioso, non sai che percorso ha fatto, se la catena del freddo è stata rispettata, se compri sul mercato nero ti prendi il rischio che potrebbe essere una sostanza diversa. C’è un rischio enorme a non seguire il quadro“.

La commissaria europea per la Salute Stella Kyriakides ha spiegato in conferenza stampa che l’UE è pronta a muoversi proponendo l’utilizzo dell’autorizzazione di emergenza per i vaccini anti-COVID, come fanno anche dal Regno Unito all’avvio della campagna di vaccinazione, “con una responsabilità condivisa tra di noi se i leader Ue saranno d’accordo a seguire questa direzione“:

Dobbiamo cercare di fare in modo che i vaccini siano approvati nei tempi più brevi, attraverso procedure rapide che consentano, allo stesso tempo, che i cittadini si sentano sicuri e la società si fidi.

Bio-defence preparedness platform: HERA incubator

We must prepare to tackle new coronavirus variants.The vaccines that we have are effective against the current virus, but future variants may be more or fully resistant to current vaccines: Europe has to anticipate this risk.This is why we are setting up a bio-defence preparedness platform, also called HERA incubator.Our goal is clear: be prepared to rapidly develop and produce on a large scale vaccines effective against those variants.#HealthUnion #SafeVaccines

Posted by European Commission on Wednesday, February 17, 2021

Le reticenze UE al vaccino russo Sputnik V

Non si scenderà a compromessi sulla sicurezza. Questo è un punto saldo per le autorità europee e anche per questo la Presidente Ursula von der Leyen sembra restia anche solo a sentir parlare del vaccino russo Sputnik V. In quello che sembra un vero e proprio attacco, e di fronte alle pressioni dei Paesi UE che vedono nel vaccino russo in possibile aiuto ad una campagna di vaccinazione in fase di rallentamento, von der Leyen è stata molto chiara:

Sputnik non ha chiesto l’autorizzazione a Ema finora. Se lo faranno, devono presentare tutti i dati e sottoporsi allo scrutinio come gli altri.

Non solo. Dal momento che la produzione del vaccino Sputnik V non avviene in territorio europeo, la Commissione UE ha annunciato che prima di una possibile approvazione in territorio UE “ci deve essere un’ispezione ai siti di produzione, perché dobbiamo avere standard di produzione stabili“.

Poi una piccola vena complottista da von der Leyen: “Ancora ci chiediamo come mai la Russia offra milioni di dosi quando ancora non vaccina tutta la sua popolazione, questo dovrà trovare risposta“. La risposta è molto probabilmente di natura economica e non legata all’efficacia dei vaccini.

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