Lega, scoperte altre 100 operazioni sospette. Al setaccio 10 anni di flussi finanziari

In una pen-drive il backup del Pc del commercialista Michele Scillieri, arrestato di recente.

6 Ottobre 2020 10:08

La Procura di Milano, alle prese con l’inchiesta sul caso Film Commission e sui commercialisti vicini alla Lega, sta indagando su dieci anni di flussi di denaro per milioni di euro e su numerose operazioni sospette, in sinergia con i colleghi di Genova che, invece, indagano sui “famosi” 49 milioni di euro di rimborsi pubblici che sono spariti dalle casse del partito.

La Guardia di Finanza milanese, in particolare, sta studiando cento segnalazioni sospette elaborate dall’Antiriciclaggio di Bankitalia. Si tratta di operazioni che riguardano alcuni professionisti vicini alla Lega e che sono stati coinvolti o quantomeno citati nel fascicolo delle Procure di Milano e Genova.

Da Bossi a Salvini, centinaia di operazioni sospette intorno alla Lega

La Guardia di Finanza ha trovato documenti inediti relativi a operazioni eseguite negli ultimi dieci anni, da quando, dunque, era ancora attiva la Lega di Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito. Questi documenti non sono stati depositati e non coincidono con le note dell’Antiriciclaggio di Bankitalia allegate agli atti del fascicolo. Sono operazioni relative alle attività che hanno riguardato i due commercialisti Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, le società a loro collegate e che hanno soci politici di rilievo della Lega, come il tesoriere Giulio Centemero e il senatore Stefano Borghesi.

Oltre ai commercialisti, vengono tenuti d’occhio anche gli imprenditori vicini alla Lega, che sono stati coinvolti in operazioni eseguite con denaro pubblico da società riferite a Di Rubba e Manzoni. È il caso, per esempio, dell’elettricista Francesco Barocchetti, che ha anche un precedente per spaccio ed è attualmente indagato per peculato nell’indagine sui presunti fondi neri della Lega. Ebbene Barocchetti ha ricevuto dalla Lega lavoro per oltre due milioni di euro.

Al vaglio degli inquirenti c’è una pen-drive di Michele Scillieri, il commercialista arrestato con Di Rubba e Manzoni, colui che nelle intercettazioni diceva di avere un cassetto da aprire, pieno di notizie rilevanti.

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