Il governo ha inviato alla CE un Pnrr diverso da quello portato in Parlamento?

Il pasticcio del Pnrr: la versione portata in Parlamento non sembra corrispondere con quella inviata dal governo alla Commissione Europea

7 Maggio 2021 17:37

Un’inchiesta di Openpolis getta ombre sulla consegna del Pnrr alla Commissione Europea. Nello specifico, dopo aver portato in Parlamento il Piano nazionale di ripresa e resilienza lo scorso 27 aprile, lo stesso è stato oggetto di discussione dopo due giorni in Consiglio dei Ministri. La domanda, dunque, sorge spontanea: il testo che che il governo ha portato in Parlamento è lo stesso che è stato inviato a Bruxelles oppure è stato successivamente modificato?

Pnrr: il pasticcio del governo Draghi

In seguito alla richiesta di chiarimenti da parte di Openpolis, le nubi non sembrano essersi dipanate. Perché? Il governo ha infatti pubblicato il 5 maggio il testo del Pnrr sul proprio sito e sembrava fosse proprio quello portato all’attenzione di Camera e Senato. Peccato, però, che la versione presente sul portale ufficiale dell’esecutivo, sia stata poi cambiata ben tre volte nel giro di poche ore. Che tipo di modifiche sono state apportate? Alcuni cambiamenti sono meramente formali, ma altri, invece, riguardano nello specifico delle risorse che sono state spostate su altre voci di spesa rispetto alla versione mostrata ai parlamentari. In particolare, ci sarebbe uno scostamento di circa mezzo miliardo di euro. E non è tutto, perché sul sito della Commissione Europa ad oggi non sono ancora consultabili gli allegati e gli annessi trasmessi e che fanno parte integrante del piano. Senza quei documenti, in sostanza, non si possono analizzare tutti i progetti promossi dall’Italia.

La consegna del Pnrr, lo ricordiamo, era prevista per il 30 aprile, ma prima dell’invio alla CE il governo Draghi aveva bisogno del via libera del Parlamento. Da qui la decisione di iniziare la discussione il 26 aprile alla Camera, con i parlamentari che hanno avuto il testo solo pochi giorni prima. Inoltre, Fratelli d’Italia ha denunciato il fatto che il testo ricevuto sarebbe stato modificato anche mentre la discussione a Montecitorio era già in corso. In buona sostanza, c’erano già due versioni che correvano su binari differenti tra governo e parlamento.

Il testo già approvato modificato in Cdm?

Nonostante queste anomalie, il Parlamento ha dato il via libera al Pnrr il 27 aprile, quindi il testo era da considerarsi a tutti gli effetti ultimato. Niente affatto, a quanto pare, perché il consiglio dei ministri del 29 aprile è tornato a discuterne. A che proposito? Il dubbio è che dunque non fosse affatto ultimato e che sia stato “limato” proprio in quell’occasione, ovvero a 24 ore dalla scadenza. Effettivamente, il giorno dopo la Commissione Europea aveva annunciato la ricezione del piano da parte dell’Italia, anche se dal governo non è arrivato alcuna comunicazione in merito.

Si arriva così al 5 maggio, quando con diversi giorni di ritardo, il governo ha pubblicato finalmente un link da cui scaricare il Pnrr. E stando a quanto analizzato da Openpolis, sembrava che la prima copia disponibile del Pdf (273 pagine) fosse corrispondente al testo finito in Parlamento. Dopo circa un’ora dalla pubblicazione, però, il PDF viene sostituto con un’altra versione, di 269 pagine e con tanti refusi che la relegavano ad una sorta di bozza preliminare. Passano ancora due ore e sul sito del governo torna una versione più lunga del Pnrr, ma che presenta alcune diversità sostanziali dalla prima copia.

Spostati 410 milioni di euro: perché?

Dalle cifre emerge che 410 milioni di euro nella prima versione sono destinate ad alcune cose, in quella definitiva ad altre. Nella versione portata in Parlamento emergono 40,73 miliardi di euro per la missione dedicata alla digitalizzazione, mentre nella versione definitiva le risorse stanziate per questo obiettivo scendono a 40,32 miliardi. Che fine hanno fatto i 410 milioni mancanti? Sono stati redistribuiti come segue: 0,27 miliardi alle infrastrutture; 0,14 miliardi alla transizione ecologica. Sì, ma quando e perché?

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