Eutanasia, il Vaticano: “È un crimine, chi legifera è complice”

Un nuovo documento del Vaticano condanna duramente l’eutanasia e chi legifera in suo favore, usando toni duri e anacronistici.

22 Settembre 2020 14:02

Il Vaticano torna oggi a ribadire la posizione ufficiale della Chiesa sull’eutanasia, una vera e propria condannata messa ancora una volta nero su bianco in un nuovo documento, il Samaritanus bonus della Congregazione della Dottrina della Fede, in cui vengono usate parole durissime che non tengono minimamente in considerazione la volontà e i diritti dei soggetti costretti, con enorme fatica, a rivolgersi a quei Paesi UE in cui, invece, l’eutanasia è legale.

La Chiesa ritiene di dover ribadire come insegnamento definitivo che l’eutanasia è un crimine contro la vita umana perché, con tale atto, l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente.

Non solo. Il lungo documento, consultabile integralmente a questo indirizzo, recita: “L’eutanasia, pertanto, è un atto intrinsecamente malvagio, in qualsiasi occasione o circostanza. La Chiesa in passato ha già affermato in modo definitivo «che l’eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana“.

Il Vaticano non si schiera soltanto contro l’eutanasia, ma definisce criminale e complice chi legifera in tal senso:

L’eutanasia è un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva. Coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono, pertanto, complici del grave peccato che altri eseguiranno. Costoro sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli.

Anche le leggi già esistenti in diversi Paesi del Mondo, secondo il Vaticano, non sono soltanto ingiuste, ma colpirebbero anche il fondamento dell’ordine giuridico:

È per questo che l’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta di chi li teorizza, di chi li decide e di chi li pratica. Sono gravemente ingiuste, pertanto, le leggi che legalizzano l’eutanasia o quelle che giustificano il suicidio e l’aiuto allo stesso, per il falso diritto di scegliere una morte definita impropriamente degna soltanto perché scelta. Tali leggi colpiscono il fondamento dell’ordine giuridico: il diritto alla vita, che sostiene ogni altro diritto, compreso l’esercizio della libertà umana. L’esistenza di queste leggi ferisce profondamente i rapporti umani, la giustizia e minaccia la mutua fiducia tra gli uomini. Gli ordinamenti giuridici che hanno legittimato il suicidio assistito e l’eutanasia mostrano, inoltre, una evidente degenerazione di questo fenomeno sociale.

Basando tutto sul comandamento “Non uccidere“, la soluzioni del Vaticano alla disperazione di migliaia di malati gravi che vorrebbero decidere in modo autonomo come e quando andarsene, non può che essere l’accanimento terapeutico:

Il cristiano deve offrire al malato l’aiuto indispensabile per uscire dalla sua disperazione […] Sotto il profilo clinico, i fattori che maggiormente determinano la domanda di eutanasia e suicidio assistito sono il dolore non gestito e la mancanza di speranza, umana e teologale, indotta anche da una assistenza umana, psicologica e spirituale sovente inadeguata da parte di chi si prende cura del malato.

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