COVID-19, gli anestesisti rivedono le linee guida per l’accesso alla terapia intensiva

L’età non dovrà più essere un fattore determinante per l’accesso alle terapie intensive in caso di poche risorse. Ecco le nuove linee guida.

18 Gennaio 2021 12:35

Ad un anno dall’inizio della pandemia da COVID-19 e a dieci mesi di distanza dalla pubblicazione del documento che fissa le linee guida da seguire per ammettere i pazienti in terapia intensiva nel caso di sproporzione tra le necessità assistenziali e le risorse disponibili, la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e dalla Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (SIMLA) hanno diffuso un nuovo documento che tiene conto dei mesi di esperienza aggiuntiva per delineare i nuovi criteri.

Le due associazioni riaffermano anche in questo documento i principi etici e giuridici che sono alla base del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) – diritto alla salute, principio di uguaglianza e pari dignità sociale, dovere di solidarietà, universalità ed equità, rispetto dell’autodeterminazione – e puntano ad offrire agli operatori sanitari di tutto il Paese “uno strumento idoneo a rispondere in modo appropriato alla pandemia di COVID-19, nel caso in cui si verificasse uno squilibrio tra domanda di assistenza sanitaria e risorse disponibili, con particolare riferimento alle cure intensive“.

L’obiettivo resta quello di garantire i trattamenti al maggior numero possibile di pazienti critici che ne possano trarre beneficio clinico e ogni decisione difficile che gli operatori sanitari potrebbero essere chiamati a prendere dovrà basarsi su una serie di “parametri prognostici ben definiti dalla letteratura oltre che il più possibile oggettivi e condivisi“.

Terapie intensive. L’età non dovrà essere un fattore determinante

Nel documento diffuso lo scorso marzo le due associazioni ipotizzano la necessità di porre un limite di età all’ingresso delle terapie intensive:

Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone.
In uno scenario di saturazione totale delle risorse intensive, decidere di mantenere un criterio di “first come, first served” equivarrebbe comunque a scegliere di non curare gli eventuali pazienti successivi che rimarrebbero esclusi dalla Terapia Intensiva.

Frutto dell’esperienza maturata sul campo in questi dieci mesi trascorsi tra le pubblicazione del primo documento e il nuovo testo diffuso in queste ore, l’età non dovrebbe più essere considerata un fatto determinante per l’ammissione dei pazienti in terapia intensiva nel caso di sproporzione tra le necessità assistenziali e le risorse disponibili.

La precedenza al ricovero in Terapia Intensiva deve essere data in base a criteri di appropriatezza e di prospettiva prognostica suffragati dalle evidenze scientifiche. Certo, anche l’età del paziente resterà un fattore da tenere in considerazione, ma non dovrà più essere un fattore determinante.

I nuovi parametri per la precedenza al ricovero in terapia intensiva?

In fase di triage, si legge nel documento pubblicato oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, la valutazione del personale sanitario dovrà basarsi sui seguenti parametri:

  • numero e tipo di comorbilità;
  • stato funzionale pregresso e fragilità rilevanti rispetto alla risposta alle cure;
  • gravità del quadro clinico attuale;
  • presumibile impatto dei trattamenti intensivi, anche in considerazione dell’età del/la paziente;
  • volontà della persona malata riguardo alle cure intensive, che dovrebbe essere indagata prima possibile nella fase iniziale del triage.

L’età del paziente, precisa il documento, deve essere considerata nel contesto della valutazione globale della persona malata e non sulla base di cut-off predefiniti.

Cosa fare se manca il consenso della persona malata

Le nuove linee guida richiedono agli operatori sanitari di verificare con attenzione la volontà del paziente si ricevere le cure intensive. Se questo non fosse possibile durante il triage, gli operatori dovranno indagare “l’esistenza di disposizioni anticipate di trattamento (DAT), anche consultando la banca dati delle DAT“:

In caso di DAT contrarie all’inizio dei trattamenti indicati, la volontà della persona deve essere rispettata, a meno che non ricorrano le circostanze previste dalla legge.

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