Mes, scontro nella maggioranza: Zingaretti e Renzi contro il premier. Meloni: “Conte ora ci dà ragione”

Le parole del premier sul Mes infiammano il dibattito nella maggioranza. Ma cos’è il Mes, all’Italia conviene? Le ragioni dei favorevoli e dei contrari

19 Ottobre 2020 20:47

Acque torbide nella maggioranza sul Mes. Il premier Giuseppe Conte nelle ultime ore sembra aver sposato la linea del Movimento Cinque Stelle, da sempre contrario al Meccanismo europeo di stabilità. Conte in conferenza stampa ieri aveva detto che il Mes “non è la panacea come viene rappresentato” perché “i soldi del Mes sono dei prestiti” e “se li prendiamo dovrò intervenire con tasse e tagli per mantenere il debito sotto controllo”.

Per l’Italia si tratterebbe 35-36 miliardi di prestiti, a tassi molto vantaggiosi, e in teoria “senza condizionalità”. Risorse che il nostro paese potrebbe indirizzare sul sistema sanitario nazionale, messo a dura prova dall’emergenza Covid-19. Il Partito Democratico non è d’accordo con Conte e non intende abbassare la testa sulla questione Mes. Dopo le regionali i dem non hanno chiesto rimpasti ai danni del M5S ma sul Mes la partita è tutta da giocare.

Lo fa capire chiaramente Nicola Zingaretti:

“Ogni atto che produce polemiche a mio giudizio è un errore e un tema così importante per la maggioranza come il Mes va affrontato insieme, nelle sedi opportune che sono la discussione parlamentare, la discussione politica tra governo e maggioranza e non certo in una battuta in una conferenza stampa, perché questo porta con sé inevitabilmente uno strascico di polemiche che non è in sintonia con la volontà di tutti di dare agli italiani dei punti fermi e di riferimento”

Il presidente del Consiglio sembra aver fatto contenti solo i grillini. Sempre dalla maggioranza la bordata arriva da Italia Viva: “Dicendo no al Mes il Premier Conte fa felici Meloni e Salvini ma delude centinaia di sindaci e larga parte della sua maggioranza. Il tempo dimostrerà come questa decisione sia un grave errore politico e soprattutto un danno per gli italiani” scrive Matteo Renzi sui social.

E mentre la leader di Fratelli d’Italia arruola Conte  (“Ora anche il premier ci dà ragione”), sempre dall’opposizione arriva la replica di Forza Italia, affidata al vicepresidente Antonio Tajani, che ad Agorà su Rai 3 dice:

“Non è vero che bisogna aumentare le tasse come dice il presidente del Consiglio Conte, il Mes sono 36-37 miliardi che possono essere utilizzati per mettere a regime il nostro sistema dei trasporti e i nostri ospedali. Sono soldi disponibili dal primo di giugno e costano meno dei titoli di stato e meno dei soldi del Recovery fund. Conte deve fare contento Grillo”

Cos’è il Mes

Ma che cos’è il Mes e come funziona? Il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) è un’organizzazione intergovernativa europea attiva dal 2012 in continuità e in sostituzione dei precedenti Fesf (Fondo europeo di stabilità finanziaria) e Mesf (Meccanismo europeo di stabilità finanziaria). Il Mes è noto soprattutto per il meccanismo di aiuto del Fondo salva Stati europeo.

La funzione istituzionale del Mes è fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area euro con grosse difficoltà di finanziamento e solo se ciò è necessario a salvaguardare la stabilità finanziaria di tutta l’eurozona e dei membri del Mes stesso. Membri che sono gli stessi stati Ue che lo finanziano, con una certa percentuale a seconda della loro importanza economica. Ad esempio la Germania locomotiva d’Europa contribuisce al Mes con una percentuale del 27,1 %, la Francia con il 20,3%, l’Italia con il 17,9%.

Le condizionalità del Mes

Detto cos’è il Mes, in estrema sintesi, vediamo quali sono state fin qui le condizionalità previste per la concessione dei prestiti. Il Mes per accedere alle sue linee di credito chiede garanzie di riforme nei paesi che chiedono di aderire, riforme relative a tre aree.

La prima è quella del consolidamento fiscale che si traduce in tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni e/o riforme fiscali per aumentare le entrate. La seconda riguarda le riforme strutturali finalizzate alla crescita, a creare nuovi posti di lavoro, all’innovazione, alla competitività. Infine riforme di tipo finanziario, come misure di ricapitalizzazione delle banche o di rafforzamento della vigilanza bancaria.

Il Mes per l’Italia

Per l’Italia la possibilità è quella di accedere a prestiti fino al 2% del Pil (35-36 miliardi) con la sola condizionalità di usarli per “spese dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta e i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi”.

A luglio scorso il vice presidente della commissione Ue Dombrowskis confermava:

“Il punto che l’Italia sollevava con grande forza sul Mes riguardava la condizionalità. E questo programma è stato disegnato in modo che non ce ne sia, il solo requisito è che i soldi siano spesi in spesa sanitaria diretta e indiretta. Non c’è condizionalità macroeconomica o finanziaria. Penso che questo fosse un punto molto importante per l’Italia ed è stato soddisfatto in pieno. Nel caso dell’Italia ora sono disponibili oltre 35 miliardi, con risparmi importanti sugli interessi: centinaia di milioni di euro di risparmi ogni anno per un decennio”.

Chi come i 5 Stelle è contrario al Mes sottolinea che formalmente le regole che sottendono al Meccanismo europeo di stabilità non sono cambiate durante la pandemia e che siccome il Mes è in sostanza una banca come tale opera nei casi di “insolvenza”. Qualsiasi siano le condizionalità stipulate al momento del prestito, i creditori in ogni momento possono decidere condizioni più restrittive. Queste sono le regole, viste applicate nel caso della Grecia con la Troika che impose ad Atene 61 misure fiscali, mentre erano appena 13 quelle sottoscritte nel memorandum Mes del 2015.

Cos’è il Mes oggi: la posizione del M5S

Allora come è cambiato il Mes durante la pandemia? Non è cambiato affatto, secondo quanto spiega il Blog delle Stelle che riferisce così dell’accordo sul nuovo Mes raggiunto in sede Ue, all’Eurogruppo, il 9 aprile scorso:

“Le condizionalità vengono eliminate solo per l’accesso al credito, ma non per la restituzione. Quando infatti la crisi sanitaria verrà superata, gli Stati membri – si legge nelle conclusioni dell’Eurogruppo – rimarranno impegnati a rafforzare i fondamenti economici e finanziari, coerentemente con i quadri di coordinamento e sorveglianza economica e fiscale dell’Ue, compresa l’eventuale flessibilità applicata dalle competenti istituzioni dell’Ue”. Non c’è la Troika, non c’è un Memorandum come quelli voluti e votati durante il governo Berlusconi IV ma, di fatto, l’austerity entra dalla finestra anziché dalla porta principale, ma sempre in casa è.

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