Scuole chiuse in Campania. Il TAR dà ragione a De Luca

Il TAR della Campania dà ragione al governatore De Luca: c’è una correlazione tra l’aumento dei casi di COVID-19 e la frequenza scolastica.

19 Ottobre 2020 16:52

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha dato ragione al governatore Vincenzo De Luca sulla chiusura delle scuole primarie e secondarie fino al 30 ottobre prossimo. Il ricorso d’urgenza presentato nei giorni scorsi da un gruppo di cittadini è stato respinto oggi dalla quinta sezione del TAR della Campania.

Il motivo è presto detto. Secondo il TAR la Regione Campania ha documentato in modo esauriente l’istruttoria sulla base della quale è stata emessa l’ordinanza numero 79 del 15 ottobre scorso, quella che ha disposto con effetto immediato la sospensione delle attività in presenza delle “scuole dell’infanzia, primarie e secondarie“.

Nei giorni scorsi il TAR della Campania aveva rimandato la pronuncia e chiesto alla Regione Campania di fornire una integrazione di documentazione relativa ai dati sui contagi in ambito scolastico, gli stessi dati usati da De Luca per giustificare l’ordinanza restrittive.

C’è correlazione tra scuola e aumento dei contagi

I dati forniti dalla Regione hanno convinto il TAR della Campania a respingere il ricorso presentato. Nei due decreti (n. 1921 e n. 1922) pubblicati oggi, la Presidente della quinta sezione del Tar Campania Maria Abbruzzese spiega che la Regione a dimostrato l’idoneità della misura adottata “dando conto della correlazione tra aumento dei casi di positività al COVID-19 e frequenza scolastica (verificata non solo limitatamente alla sede intrascolastica, ma anche con riguardo ai contatti sociali necessariamente ‘indotti’ dalla didattica in presenza), nonché della diffusività esponenziale del contagio medesimo e, quanto alla proporzionalità della stessa, della progressiva saturazione delle strutture di ricovero e cura, su base regionale, per effetto della diffusione del contagio, ben rilevante anche in ottica di prevenzione dell’emergente rischio sanitario“.

Secondo il TAR, quindi, l’esigenza di tutelare il diritto primario alla salute prevale sul resto. Anche perchè, come si legge nei due decreti, non viene meno il diritto all’istruzione dal momento che ad interrompersi è la didattica in presenza in favore della didattica a distanza:

La lamentata compromissione degli altri diritti involti non sembra affatto assoluta, in ragione della assicurata continuità delle attività scolastiche mediante la pur sempre consentita didattica digitale a distanza, nonché della non dimostrata impossibilità di contemperare le attività lavorative degli esercenti la potestà genitoriale con l’assistenza familiare nei confronti dei figli minori.

Campania contro Ministero dell’Istruzione: chi ha ragione?

A questo punto, però, un dubbio sorge spontaneo: il TAR sostiene che i dati forniti dalla Regione Campania diano “conto della correlazione tra aumento dei casi di positività al COVID-19 e frequenza scolastica, quella stessa correlazione che la Ministra Azzolini continua a negare e che è stata alla base della non inclusione di provvedimenti come quello della Campania nel nuovo DPCM firmato ieri sera dal premier Conte ed entrato in vigore poco dopo.

La Ministra Azzolina ha basato la propria battaglia sul fatto che le scuole siano il luogo più sicuro per i ragazzi in questa delicata fase della pandemia, ma i dati che il Ministero dell’Istruzione fornisce periodicamente si limitano a fornire il numero dei casi di COVID-19 tra gli insegnanti, gli studenti e il personale scolastico, sottolineando come le percentuali siano bassissime.

L’aggiornamento del 15 ottobre, ad esempio, ci dice che sono stati riscontrati 5.793 casi di positività tra gli studenti (lo 0,080% del totale) e 1.020 casi di COVID-19 tra i docenti (0,133% del totale), ma non è in grado di dirci dove quei contagi abbiano avuto origine né quanti altri contagi abbiano provocato. Sappiamo che la gran parte dei contagi avviene in famiglia e se anche una piccola parte di quei 5.793 studenti positivi al COVID-19 e di quei 1.020 docenti abbia a sua volta contagiato altre persone, magari proprio in famiglia, ecco che in poco tempo quelli che sembrano dei numeri ridotti rispetto al totale possono crescere molto rapidamente.

CronacaItalia