Perché non si trovano gli infermieri per somministrare i vaccini?

Il commissario Arcuri cerca 3mila medici e 12mila infermieri per il Piano Vaccini, ma hanno risposto 15mila medici e solo 4mila infermieri.

11 Gennaio 2021 16:06

Il commissario straordinario per l’emergenza COVID-19 Domenico Arcuri è ancora alla ricerca di personale medico tra medici e infermieri da impiegare su tutto il territorio nazionale per la somministrazione dei vaccini. Il bando ufficiale è stato lanciato all’inizio dello scorso dicembre con una richiesta ben precisa: assumere con un contratto a tempo determinato fino a 3.000 medici e 12.000 tra infermieri e assistenti sanitari per sostenere la campagna di somministrazione dei vaccini anti-COVID nelle 1.500 strutture individuate e distribuite su tutto il territorio nazionale.

Dopo il boom di domande nei primi giorni dalla pubblicazione del bando – più di 6.500 il 16 dicembre, 3.817 il giorno successivo – l’adesione è andata a calare e nei primi giorni del 2021 la media di domande presentate ogni giorni era scesa a 100. C’è però, dati alla mano, una enorme discrepanza tra le categorie professionali che si sono proposte e la richiesta avanzata da Arcuri.

I dati del 6 gennaio scorso, infatti, rivelano che un totale di 19.196 domande presentate, ben 14.808 arrivano da medici. Solo 3.980 infermieri e 408 assistenti sanitari si sono proposti per la campagna di vaccinazione. 3.000 i medici richiesti e quasi 15mila domande ricevute. 12mila infermieri e assistenti sanitari richiesti e “solo” 4.388 domande presentate in totale.

La chiusura del bando era prevista per i primi giorni di gennaio, ma vista la scarsa adesione di infermieri e assistenti sanitari, la deadline è stata prorogata nella speranza che arrivino ulteriori adesioni.

infermieri vaccini italia

Il “giallo” delle domande non ancora completate

Prima di lanciare ufficialmente l’allarme, però, bisogna attendere le quasi 5mila domande che non sono state ancora completate: 4.997 candidature che altrettante persone hanno iniziato a completare senza però concludere la procedura ed effettuare l’invio della domanda. Non essendo state inviate, però, non sono ancora distinte per professione e non è escluso che chi ha iniziato a compilarle decida di non procedere e lasciare la questione in sospeso.

Ad oggi, insomma, fanno fede le domande completate e inviate ed è sulla base di quelle che sarà necessario iniziare a pensare a come procedere.

Piano Vaccini. Cosa prevede il contratto di lavoro per gli infermieri?

Il bando prevede per il personale selezionato un contratto di lavoro di 9 mesi, che può essere prorogato a seconda delle esigenze, con un compenso fissato in base al contratto collettivo nazionale delle categorie richieste:

  • Medico: 6.538,00 euro lordi al mese per 13 mensilità
  • Infermiere e assistente sanitario: 3.077,00 euro lordi al mese per 13 mensilità

Il commissario Arcuri ha parlato apertamente di “chiamata alla armi“:

Per dirla meglio è un richiamo accorato alla responsabilità e alla solidarietà da parte di quei cittadini italiani che possono aiutarci ad effettuare la più grande campagna di vaccinazione di massa degli ultimi decenni con efficacia e tempestività.

A questa chiamata alle armi, però, l’adesione degli infermieri e delle infermiere non è stata quella sperata dal Commissario straordinario per l’emergenza COVID. Così su due piedi verrebbe da chiedersi perchè, in un momento di difficoltà economiche, non ci sia la fila per quei 3.077,00 euro lordi al mese.

Andando a leggere i requisiti, però, ci si rende conto del perchè gli infermieri e le infermiere italiani non si sono candidati in massa. Il bando mette nero su bianco che questa esperienza lavorativa di durata limitata non dà “diritto all’accesso ai ruoli del Servizio sanitario regionale, né all’instaurazione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con lo stesso“.

Una volta che si sarà conclusa l’esperienza, quindi, tutti a casa. Nessuna prospettiva di carriera, anche se per molti i fondi messi a disposizione potrebbero essere allettanti. E qui arriviamo all’altra condizione: “al fine di non pregiudicare e non creare squilibri organizzativi nel sistema Sanitario Nazionale“, si legge nel bando, non è possibile presentare se si è già in possesso di un qualsiasi tipo di contratto in essere con datori di lavori pubblici o privati e che operano nel settore sanitario.

I precari sono di fatto esclusi dal bando, rivolto in modo specifico a chi non ha un impiego in essere. Se questo almeno sulla carta ha totalmente senso, questi limiti si vanno a scontrare con la realtà dei fatti: non è così facile trovare infermieri che in questo momento di pandemia non hanno un impiego, anche se sottopagato e con contratti tutt’altro che tutelanti.

Lasciare un impiego con contratto per partecipare ad un bando che assicura un posto per un periodo limitato e nessuna possibilità di fare carriera significherebbe mettere in pausa le possibilità attuali di fare carriera ed ottenere contratti a lungo termine per poi ripartire da zero una volta che l’esperienza della campagna di vaccinazione sarà conclusa.

Chi si può permettere, dopo anni di studi e sacrifici, di mettere in pausa le proprie prospettive di carriera? La risposta arriva dalle FAQ pubblicate dal Ministero della Salute: i pensionati. Al bando, infatti, possono aderire “anche medici, infermieri e assistenti sanitari in pensione“.

Il problema del budget limitato e il rischio di ricalcolo

Di fronte alla scarsa adesione di infermieri e assistenti sanitari, però, si porrà il problema del budget già stanziato per il bando: 534,2 milioni di euro da suddividere tra 3.000 medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari. Se non si troveranno i 12mila infermieri e assistenti sanitari, però, si dovrà ricorrere a quel surplus di domande dei medici, ai quali spetta però una compensazione ben diversa da quella degli infermieri.

La legge di bilancio autorizza il commissario Arcuri a “modificare il numero massimo di medici nonché quello di infermieri e di assistenti sanitari che possono essere assunti dalle agenzie nel limite di spesa complessiva“.

Questo significa che quei 534,2 milioni di euro dovranno essere suddiviso in modo diverso rispetto a quanto previsto e se un medico un infermiere costa 3.077,00 euro lordi al mese e un medico più del doppio, alla fine dei conti non si potrà arrivare al totale di 15mila operatori richiesti.

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