Crisanti: “Nuove misure sono uguali agli altri Paesi, potrebbero non bastare”

L’immunologo Andrea Crisanti ha detto la sua sulle nuove misure del governo per contenere la pandemia: “L’effetto lo vedremo tra un paio di settimane”

15 Ottobre 2020 18:55

L’immunologo Andrea Crisanti è stato ospite questo pomeriggio di Tgcom24. Consulente dei pm di Bergamo durante il periodo della pandemia, Cristanti ha sollevato dubbi sul fatto che le misure contenute nell’ultimo Dpcm siano sufficienti da sole a contenere la seconda ondata dei contagi. “Non ci sono elementi per affermare che le misure dell’ultimo Dpcm da sole bastino per combattere la diffusione del virus”, ha sottolineato. Del resto, la risalita dei positivi evidenzia come la prima parte della pandemia non abbia insegnato molto dal punto di vista del tracciamento. “Non basta il comportamento delle persone aderente a queste misure, se dall’altra parte non c’è la capacità di intercettare il Covid sul territorio”, continua Crisanti.

Inoltre, l’immunologo sottolinea che diverse misure contenute nel nuovo Dpcm, come il limite a 6 persone per pranzi e cene in famiglia, sono state mutuate da altri Paesi europei e non sembra abbiano avuto un grande impatto nell’immediato. “Le misure del governo avranno un impatto. Ma cosa dobbiamo aspettarci? Sono le stesse prese da Inghilterra e Francia – continua l’immunologo – e hanno contribuito a rendere la curva dei contagi da lineare a esponenziale: i casi invece di raddoppiare in un certo di numeri di giorni, raddoppiano con un tempo maggiore. Così l’effetto reale di questo Dpcm lo misureremo tra un paio di settimane”.

Crisanti: “Investimenti sui test insufficienti”

Insomma, si possono imporre quante limitazioni si vogliono ma, ammonisce Crisanti, può essere tutto vanificato dall’impossibilità a tracciare i contati tramite i test e le altre misure che fin qui hanno fatto flop, come la stessa app Immuni. “Il vero problema di questa curva non è il comportamento delle persone, che è come quello di un mese fa. Il vero problema è che non si è investito sulla capacità di fare abbastanza test”, conclude. Del resto, i casi di alcune Regioni, come la Calabria, in cui per un tampone occorre ancora attendere parecchi giorni, sono emblematici.

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