Approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Cos’è e a cosa serve

Approvato in consiglio dei Ministri il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma italiano per l’allocazione delle risorse del Recovery Fund.

13 Gennaio 2021 15:12

Il 12 gennaio 2021, nella seduta serale del Consiglio dei Ministri, è stata approvata l’ultima bozza del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma che definisce come l’Italia spenderà i soldi del Recovery and Resilience Facility (quello che ci siamo abituati a sentir chiamato Recovery Fund). Si sono astenute dalla votazione le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova (Politiche agricole, alimentari e forestali) ed Elena Bonetti (Politiche per la famiglia). Uno scenario che apre la strada a una possibile crisi di governo, la cui effettiva concretizzazione dipenderà da ciò che il leader di IV Matteo Renzi annuncerà questo pomeriggio nella conferenza stampa delle 17.30.

Qui trovi il nostro speciale sulla crisi di governo.

Cos’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza?

Il 10 novembre 2020 è stato raggiunto in sede di Consiglio europeo un accordo politico tra il Parlamento europeo, gli Stati membri dell’UE e la Commissione sul prossimo bilancio a lungo termine dell’UE (periodo 2021-2017) e sul NextGenerationEU, la strategia europea volta a fare fronte alle conseguenze economiche e sociali della pandemia di COVID-19. La cifra stanziata per il NextGenerationEU ammonta complessivamente a 750miliardi di euro, di cui 222,9 miliardi destinati all’Italia. All’interno del Next Generation UE si colloca il Recovery and Resilience Facility, il Dispositivo di ripresa e resilienza noto come Recovery Fund. Il Dispositivo è lo strumento chiave del NextGenerationEU: si tratta di 672,5 miliardi di euro divisi tra 360mld di euro in prestiti e 312,5mld di euro in sussidi “a fondo perduto”. Sul sito della Commissione europea sono indicate le stime riguardanti le cifre di sussidi destinati ai singoli Stati Membri.

Per l’attuazione del Recovery Fund, la Commissione europea richiede a ogni Stato Membro di elaborare un piano in cui si impegna a usare le risorse per interventi in linea con le priorità dell’Ue: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Ogni Stato dovrà vincolare a interventi green e digital una quota non inferiore rispettivamente al 37% e al 20% del totale degli stanziamenti del Piano. Il PNNR mira anche all’empowerment femminile, alla crescita dello sviluppo delle prospettive occupazioni dei giovani e al riequilibrio del Mezzogiorno (p.15)

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, p.15 (versione approvata il 12.1.21)

I programmi nazionali di spesa dovranno essere inviati alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021. Dalla primavera del 2020 il Governo ha attuato una consultazione pubblica con gli attori istituzionali, economici e sociali ai fini dell’adozione definitiva del PNRR. Il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato ieri sera rappresenta dunque solo il primo passo per potere accedere ai fondi stanziati dall’Unione Europea, essendo richiesta prima la discussione del Piano in Parlamento, con le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza e, come ultimo step, l’approvazione da parte di Bruxelles.

Cosa prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Il PNRR si struttura in sei Missioni, raggruppate in 16 Componenti funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo e che a loro volta si articolano in 47 linee di intervento per la realizzazione di progetti omogenei e coerenti. Il Piano prevede l’utilizzo di fondi per 210 miliardi di euro, cui si aggiungono:

  • 13 miliardi di fondi previsti dal React-EU, il piano Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (qui puoi trovare informazioni sul REACT-EU e sulla ripartizione dei fondi);
  • 6,90 miliardi di Fondi SIE (Strutturali di Investimento Europei) e PON (Piano Operativo Nazionale);
  • 1 miliardo di FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale)
  • 79,87 miliardi di risorse programmate per il 2021-2026 e provenienti dalle Leggi di Bilancio.

Considerate queste risorse aggiuntive, il totale complessivo ammonta a 310,66 miliardi di euro.

Dei 210 miliardi di euro, 65,7 miliardi sono destinati a progetti già in corso di realizzazione e 144,2 miliardi a progetti nuovi.

Le sei Missioni rappresentano le aree di intervento del Piano:

  1. Missione Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, dal valore di 45,38 miliardi di euro;
  2. Missione Rivoluzione verde e transizione ecologica, dal valore di 66,59 miliardi di euro;
  3. Missione Infrastrutture per una mobilità sostenibile, dal valore di 31,98 miliardi di euro;
  4. Missione Istruzione e ricerca, dal valore di 26,66 miliardi di euro;
  5. Missione Inclusione sociale e coesione, dal valore di 21,28 miliardi di euro;
  6. Missione Salute, dal valore di 18 miliardi di euro.

 

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, p. 18 (versione approvata il 12.1.21)

I commenti e il ruolo di Italia Viva

In un’intervista a La Stampa, la ministra Bellanova ha precisato che il Piano approvato rimane per Italia Viva «totalmente insufficiente» e che solo la «responsabilità istituzionale» sarebbe stata la ragione del mancato voto contrario nel Consiglio dei Ministri di ieri sera. Resta peraltro ancora irrisolto il nodo riguardante il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Era stato Matteo Renzi a precisare pochi giorni fa che Italia Viva avrebbe richiesto in consiglio dei Ministri il MES per finanziare la sanità: «se diranno sì al Mes, votiamo a favore (del PNRR, ndr). Se diranno no, ci asteniamo».

Le proposte di Renzi e di Italia Viva hanno comunque contribuito a modificare il contenuto del testo definitivo del Piano. A fine dicembre il leader di IV aveva presentato in conferenza stampa una proposta di PNRR alternativa a quella elaborata dal Governo. In una lettera inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Renzi aveva indicato i 62 punti critici del piano elaborato dal Governo. L’acronimo del suo progetto è CIAO, cioè Cultura, Innovazione, Ambiente, Opportunità.

 

Le novità introdotte al piano approvato dopo la prima bozza

Le novità introdotte riguardano anche altri settori, tra cui aumento delle risorse per la scuola, l’agricoltura e le infrastrutture e la cancellazione della creazione di un Istituto italiano per la cybersicurezza. Anche in ambito sanità sono stati apportati cambiamenti significativi, passando dalla previsione di 9 miliardi a 18 miliardi di euro. Mutate infine anche le percentuali destinate a investimenti e incentivi.

La modifica viene spiegata dal testo del PNRR (p.31):

«La presente bozza di PNRR, rispetto alle versioni preliminari, ha puntato a massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota ora supera il 70% con conseguente riduzione della quota di incentivi al 21%. Gli investimenti pubblici, rispetto alle misure di incentivazione degli investimenti privati, generano un effetto moltiplicativo sulla produzione e l’occupazione assai più favorevole, superiore a due negli scenari migliori».

Ancora non risolto il problema della governance, cioè la modalità concreta di attuazione del Piano. Bocciata la proposta di una Task Force di sei esperti, ciascuno competente per le sei missioni del PNRR, il Governo ha rimandato a una fase successiva la soluzione del nodo:

«Il governo presenterà al Parlamento un modello di governance che identifichi la responsabilità della realizzazione del Piano, garantisca il coordinamento con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa».

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