La zona bianca voluta dalle Regioni rischia di essere la “nuova Sardegna”?

I governatori vogliono salvare la stagione sciistica, ma il rischio è che la montagna diventi quello che la Sardegna è stata in estate.

1 Dicembre 2020 11:28

Nella riunione tra governo ed enti locali di oggi, le Regioni proporranno l’introduzione di una quarta area oltre quelle gialla, arancione e rossa. Si tratta dell’area o zona bianca. Ne ha parlato il vicepresidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti, che, in assenza del Presidente Stefano Bonaccini, ancora convalescente dal Covid-19, si fa portavoce delle richieste delle Regioni.

Chiaramente in questo caso si parla soprattutto delle Regioni in cui ci sono impianti sciistici che rischiano di essere gravemente danneggiati dalla chiusura. I governatori vogliono evitare che gli italiani che solitamente in inverno vanno a sciare, si rechino in altri Paesi come Svizzera, Austria o Slovenia, che prevedono, appunto, l’esistenza di zone bianche nel loro territorio per favorire il turismo, mentre la Francia, uno dei Paesi più colpiti da questa seconda ondata di coronavirus, non ha ancora deciso.

Ricordiamo che l’Italia aveva chiesto regole comuni, valide per tutti i Paesi dell’Unione Europea e uno dei governatori più in vista, Luca Zaia, Presidente del Veneto, aveva espresso la preoccupazione delle regioni con montagne alpine che si vedono chiuse le piste da sci, mentre le nazioni limitrofe le lasciano aperte, attirando così anche i turisti italiani. L’Austria è stata la prima a opporsi con fermezza alla proposta italiana.

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Toti ha detto che la creazione di questa “zona bianca” con “ulteriori possibilità economiche” andrebbe costituita, ovviamente, “se i dati del contagio lo consentiranno” e si tratterebbe di una zona in cui sarebbe consentita l’apertura di sale di ristoranti e bar, ma “non illimitata”, sempre “nei limiti di protocolli rigorosi vigenti” e soprattutto resterebbe comunque tutto chiuso durante le feste, anche se è immaginabile pensare che per “feste” si intendano solo i giorni in rosso sul calendario e non tutto il periodo natalizio.

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La vera preoccupazione è che una iniziativa di questo genere potrebbe farci ripiombare al “dopo-estate”, quando migliaia di persone sono tornate a casa dalla Sardegna e si sono scoperte positive al Coronavirus. Ricordiamo che la Sardegna nella prima ondata è stata una delle regioni meno colpite in assoluto, ma durante l’estate sono arrivati turisti da diverse zone d’Europa e hanno contagiato anche molti italiani. Insomma, il virus ha circolato e anche i più attenti, tra cui, per esempio, Silvio Berlusconi, non sono sfuggiti al contagio.

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Zona bianca? L’esperto: “Le piste da sci devono restare chiuse”

Se Cortina è la versione invernale della Costa Smeralda non si corre il rischio di innescare una terza ondata? Proprio oggi il direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, Massimo Andreoni, intervenendo nella trasmissione tv Agorà su Raitre, ha detto, senza usare mezzi termini:

Le stazioni sciistiche devono restare chiuse. Questo non riguarda solo le piste da sci, ma riguarda mille situazioni che idealmente si potrebbero tenere aperte, mentre in pratica la risposta è no perché abbiamo dimostrato di non essere in grado di controllare e far rispettare le regole.

Andreoni ha infatti sottolineato come sia evidente che finora non sono state mantenute le misure di contenimento in situazioni in cui c’erano molte persone, come, appunto, è avvenuto quest’estate in Sardegna o come sembra sia avvenuto durante lo scorso weekend, quando, nel passaggio da zona rossa a zona arancione, nelle grandi città di Piemonte e Lombardia si siano creati assembramenti nelle vie dello shopping. Insomma, Natale non può essere come Ferragosto, altrimenti la terza ondata rischia di essere ancora più devastante…

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