L’Inghilterra (in lockdown) ha preso una decisione chiara sulle scuole

Boris Johnson ha annunciato il terzo lockdown nazionale in Inghilterra e sulle scuola la posizione è molto chiara, a differenza dell’Italia.

5 Gennaio 2021 12:06

Il Premier britannico Boris Johnson ieri ha annunciato il terzo lockdown nazionale in Inghilterra e, con una evidente preoccupazione, ha spiegato ai suoi concittadini che la nuova variante del Sars-Cov-2 è, secondo quanto dicono gli scienziati, “del 50-70% più contagiosa” e ha anche detto che gli ospedali “non sono mai stati così sotto pressione dall’inizio della pandemia” e in Inghilterra il numero dei ricoverati per Covid-19 è aumentato di un terzo solo nell’ultima settimana, mentre il numero dei morti è cresciuto del 20% nello stesso arco di tempo.

Insomma, servono interventi immediati, per questo Johnson ha detto a tutti “state a casa, salvate vite”. Un intervento drastico e deciso, imposto dalla situazione particolarmente preoccupante proprio a causa della nuova variante inglese troppo contagiosa. Quello che colpisce è che, a differenza dell’Italia, la posizione presa dal governo britannico sulle scuole è molto chiara: tutti gli studenti delle scuole primarie, secondarie e dei college devono passare alla didattica a distanza, ma c’è un’eccezione per gli studenti figli dei lavoratori impegnati nei settori chiave e per gli studenti più vulnerabili dal punto di vista sociale.

Johnson ha anche spiegato un punto molto importante:

Le scuole non sono pericolose per gli studenti. Ma potrebbero diventare vettori della trasmissione.

In Italia, fin dall’inizio della pandemia, la situazione delle scuole è stata sempre piuttosto incerta e soprattutto non sono stati aiutati i genitori lavoratori in settori chiave, come i medici o gli infermieri, né i disabili. Inoltre nel nostro Paese la decisione sulle scuole è spesso oggetto di liti sia all’interno del governo stesso, sia tra governo e Regioni.

È ovvio che in caso di lockdown nazionale è tutto più “semplice”, nel senso che, ovviamente, si chiude tutto e non si sta lì a pensare alla percentuale di didattica in presenza e in Dad, ma è bene che l’Italia nei prossimi mesi tenga conto di cosa viene fatto negli altri Paesi, con un particolare occhio di riguardo per i figli di persone che non possono di certo restare a casa a offrire supporto ai figli per la Dad, perché magari sono impegnati in corsia, in fabbrica o in un altro luogo di lavoro in cui è indispensabile la loro presenza.

Anche l’Istituto Superiore della Sanità ha messo in evidenza come le scuole, se vengono rispettate le misure di sicurezza, non sono particolarmente pericolose per la diffusione del vantaggio o comunque non lo sono più di altri settori. Per ora il governo ha deciso di riaprire le scuole superiori solo dall’11 gennaio e comunque con il 50% di didattica in presenza e 50% di Dad, ma è molto probabile che nei prossimi giorni spuntino provvedimenti ad hoc da parte dei singoli governatori regionali, anche se sono stati invitati a uniformarsi alle decisioni prese a livello nazionale.

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