L’India pronta a dichiarare l’epidemia di mucormicosi. Casi in aumento tra i pazienti guariti dal COVID

Aumentano in India i casi mucormicosi tra i pazienti guariti dal COVID-19 in India, in particolare tra i diabetici.

21 Maggio 2021 14:30

L’India si trova nel momento peggiore della pandemia da COVID-19, con una media di 400mila nuovi casi al giorno e 4mila decessi quotidiani ormai da qualche giorno, ma tra le conseguenze dell’infezione da COVID sembra esserci anche un aumento dei casi di mucormicosi, una rara infezione fungina che colpisce in prevalenza i soggetti immunocompromessi, in particolare quelli diabetici che, dopo aver superato il COVID-19, si ritrovano con un sistema immunitario molto fragile.

Tra il dicembre scorso e il mese di febbraio da una parte all’altra dell’India sono stati accertati almeno 200 casi di mucormicosi tra gli ospedali di Mumbai, Bangalore, Hyderabad, Delhi e Pune. Un numero decisamente alto se si considera che nella sola città di Mumbai i casi di mucormicosi registrati nei due anni precedenti alla pandemia di COVID-19 erano stati meno di dieci. L’incremento di questa infezione rara, però, è legato a doppio filo al virus SARS-CoV-2 e alle conseguenze che può lasciare in un organismo già debilitato.

Ora anche il governo indiano si è reso conto che l’aumento dei casi di mucormicosi già denunciato dai medici dei principali ospedali del Paese potrebbe essere più grave di quanto ipotizzato in un primo momento, al punto da poter parlare a tutti gli effetti di epidemia.

Il governo centrale ha inviato una comunicazione ufficiale alle autorità sanitarie dei vari stati indiani chiedendo agli ospedali e alle cliniche private di aderire alle linee guida per lo screening, la gestione e la diagnosi dei casi di mucormicosi, così da iniziare a tenere una traccia ufficiale del numero di casi accertati.

La stessa missiva ufficiale spiega il collegamento già accertato tra i casi di mucormicosi e i pazienti già colpiti dal COVID-19 e per questo già debilitati e suggerisce la terapia da seguire per trattare questa infezione che, se non presa in tempo, ha un tasso di mortalità superiore al 30%.

Non solo. Tutti i casi di mucormicosi accertati da questo momento in poi dovranno essere segnalati con tempestività al Ministero della Salute dell’India, e lo stesso vale anche per i casi sospetti.

Mucormicosi. Cos’è e quali effetti provoca nell’organismo

La mucormicosi è un’iniezione molto rara causata dall’esposizione alle muffe Mucor che si trovano sulla superficie del suolo o delle piante, così come nei vegetali marci o nei prodotti da forno andati a male. Prodotti che generalmente possiamo trovare anche in casa o in giardino. Le muffe attaccano le mucose nasali, gli occhi e i polmoni e le conseguenze dell’infezione sono spesso fatali. La letteratura scientifica attribuisce alla mucormicosi un tasso di letalità tra il 30% e il 70%, ma a fare la differenza rispetto all’esito dell’infezione è la tempestività con cui viene identificata nei pazienti.

Tra i sintomi compatibilità con la mucormicosi ci sono dolore, febbre, cellulite orbitale, proptosi, secrezione nasale purulenta, necrosi della mucosa. Sintomi che, complice anche la rarità dell’infezione, vengono spessi sottovalutati sia dagli stessi pazienti che attendono troppo tempo prima di chiedere aiuto agli esperti e sia dagli stessi medici che per una corretta diagnosi devono analizzare i campioni di tessuto prelevato dalle aree coinvolte. Troppo spesso, e le confermano le autorità indiane sulla base dei dati più recenti, i pazienti arrivano in ospedale soltanto quando iniziano a perdere la vista e a quel punto l’unica soluzione salvavita è la rimozione dell’occhio infetto così da evitare che l’infezione arrivi al cervello.

L’alto tasso di mortalità è legato anche alla terapia che ad oggi risulta efficace contro la mucormicosi: somministrazione per via intravenosa di un antimicotico per un periodo di tempo piuttosto lungo, una volta al giorno per un massimo di otto settimane.

Qual è il legame tra la mucormicosi e il COVID-19

L’aumento dei casi di mucormicosi in India, già notato alla fine dello scorso anno e confermato in queste ultime settimane, è legato agli steroidi utilizzati per curare i casi più gravi di COVID-19. Se è vero che gli steroidi aiutano a ridurre l’infiammazione ai polmoni causata dal COVID, è altrettanto vero che indebolisce il sistema immunitario e fa aumentare i livelli di zucchero nel sangue.

Quasi tutti i pazienti colpiti da mucormicosi in India dopo la pandemia di coronavirus avevano sconfitto l’infezione da COVID-19 tra i 12 e i 15 giorni precedenti alla nuove diagnosi e la quasi totalità di loro soffriva di diabete. Dei 200 casi accertati dal dicembre scorso ad oggi, almeno 8 sono risultati fatali:

Otto su 200 pazienti in diversi parti dell’India sono deceduti per mucormicosi. Erano sopravvissuti al COVID-19, ma l’infezione ha attaccato il loro sistema immunitario già indebolito e il risultato è stato fatale.

Lo ha spiegato il dottor Tatyarao Lahane, a capo del Directorate of Medical Education and Research di Mumbai. Il lato positivo legato all’aumento dei casi in queste ultime settimane è che i medici sono in stato di allerta ed è quindi più semplice per loro effettuare una corretta diagnosi in modo tempestivo e ridurre il tasso di mortalità dei pazienti colpiti.

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