Funivia Stresa-Mottarone, le ipotesi sull’incidente

Il bilancio è di 14 vittime, un bambino è sopravvissuto ma ricoverato in gravi condizioni. Dalle prime ricostruzioni il cavo traente si è spezzato

24 Maggio 2021 12:13

Domenica 23 maggio intorno le 12:30 una cabina della funivia che collega la città di Stresa, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, con il monte Mottarone è crollata provocando la morte di 14 persone sulle 15 presenti all’interno. L’unico sopravvissuto, un bambino di 5 anni, è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Torino. La procura di Verbania ha aperto un’inchiesta sulle cause dell’incidente per omicidio colposo plurimo. Dalle prime ricostruzioni pare che si è spezzato il cavo traente a pochi metri dall’arrivo a 1.400 metri di altitudine, proprio sotto la cima del monte Mottarone. In questo momento ci si chiede inevitabilmente quali siano le cause che hanno portato alla tragedia.

La funivia aveva ripreso a funzionare il 24 aprile dopo i primi provvedimenti di riapertura del governo. Di proprietà del Comune di Stresa, è gestita da una società la Ferrovie del Mottarone srl. Dopo la chiusura tra il 2014 e il 2016, quattro anni fa l’impianto era stato sottoposto a importanti interventi di riqualificazione. Da allora la manutenzione era stata sempre effettuata, come ha assicurato l’avvocato della società che gestisce l’impianto, Pasquale Pantano: “I controlli, le verifiche, erano tutte a posto. Poi quel che è accaduto è tutto da verificare“, le parole riportate da Sky Tg 24. “L’ultimo controllo magnetoscopico della fune è stato effettuato nel novembre del 2020 e gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuna criticità“, ha dichiarato Anton Seeber, presidente di Leitner, azienda di Vipiteno che si occupava della manutenzione dell’impianto.

LE PRIME IPOTESI

La funivia è composta da due sezioni, una che collega Stresa alla stazione intermedia di Alpino e una che va da Alpino a Mottarone (il nome completo della funivia è infatti Stresa-Alpino-Mottarone). È percorsa da due cabine che si muovono in direzione alternata e che hanno una capienza massima di 40 persone. L’incidente è avvenuto sulla cabina che stava percorrendo la seconda sezione della funivia in salita, quando si trovava a circa cento metri dalla stazione di arrivo. A bordo della cabina c’erano 15 persone: una capienza ridotta rispetto a quella consueta, di 40, per via delle misure anti-Covid.

Prima dell’incidente la cabina stava salendo verso la stazione della funivia portando i visitatori in un punto panoramico dell’area. Il carrello della cabina scorre su due funi, una trainante – quella che appunto viene trainata dal motore dell’impianto e permette la salita e la discesa – e una portante, su cui poggia il peso della cabina e che è provvista di una serie di “ganasce” che frenano la cabina quando è ferma o nel caso di guasti e incidenti.

Quando le manovre di avvicinamento alla stazione stanno per cominciare, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, si sente “come uno scocchio”. A quel punto la cabina è scivolata all’indietro lungo la fune portante, andandosi a schiantare a grande velocità contro l’ultimo pilone della funivia per poi precipitare a terra da un’altezza di circa 20 metri, continuando a scivolare sul terreno in discesa per altre decine di metri fermandosi infine contro gli alberi. Nell’impatto alcuni corpi sarebbero stati sbalzati e trovati a decine di metri dal luogo del ritrovamento della cabina.

Al momento si tratta solo di ipotesi e supposizioni. L’inchiesta dovrà mettere alla luce come e perché si è spezzato il cavo e la mancata attivazione del freno di emergenza. “Sono tutte supposizioni, ma credo ci sia stato un doppio problema – ha detto il responsabile provinciale del Soccorso alpino, Matteo Gasparini -: la rottura del cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza. Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato“. La mancata attivazione del freno, spiega, “ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno“.

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