Covid-19: nuovo (raro) caso di persona contagiata due volte

Un 25enne del Nevada pare si sia ammalato di coronavirus due volte (più grave la seconda) nel giro di alcuni mesi, il suo caso oggetto di studio

13 Ottobre 2020 09:33

Sta facendo molto discutere, esperti e non, il caso del 25enne del Nevada che pare si sia ammalato di Covid-19 due volte, la seconda in maniera decisamente più seria della prima. La sua storia è stata trattata anche da Lancet e ripresa dalla Bbc poiché, seppur si tratti di una rarità, inevitabilmente solleva dubbi su quanto si è acclarato fin qui relativamente all’immunità dei guariti. Chi ha avuto il coronavirus ed è poi guarito, è davvero immune dal virus? A giudicare da quanto accaduto a questo ragazzo,  sarebbe meglio andarci con i piedi di piombo.

Nevada: 25enne si ammala due volte di Coronavirus

Il 25enne americano del Nevada, che non aveva problemi di salute noti né difetti immunitari, quindi un soggetto non particolarmente vulnerabile, ha avuto i primi sintomi lievi il 25 marzo scorso. Tosse, mal di gola, mal di testa, malessere generale, ma anche nausea e diarrea. Il 18 aprile l’esito del primo tampone: positivo al Covid-19. Il 27 dello stesso mese, però, il ragazzo non aveva più alcun sintomo e i successivi tamponi, effettuati il 9 e il 26 maggio, hanno dato entrambi esito negativo. Insomma, il ragazzo pensava di essere finalmente guarito, ma il 28 maggio si presentano nuovi sintomi e il 5 giugno le sue condizioni si aggravano tanto da richiedere il ricovero in ospedale per problemi respiratori.

Due infezioni, due codici genetici

Secondo quanto ci è stato detto fin qui, si dovrebbe trattare di una persona mai del tutto negativizzata, con i test che potrebbero aver sbagliato. Eppure, gli esperti che hanno analizzato i codici genetici del virus nei due contagi del ragazzo del Nevada, sostengono che non si tratti di una recidiva della prima infezione, poiché troppo diversi tra loro. Il caso del 25enne è stato analizzato dal dott. Mark Pandori, dell’Università del Nevada: “I nostri risultati indicano che un contagio potrebbe non proteggere necessariamente da future infezioni”. “È troppo presto per dire con certezza quali siano le implicazioni di questi risultati per qualsiasi programma di immunizzazione, ma confermano il fatto che non sappiamo ancora abbastanza sulla risposta immunitaria a questo virus”, aggiunge un altro medico citato da Repubblica.it.

Prima del ragazzo americano, casi di persone contagiate due volte si erano già registrati ad Hong Kong, mentre in Europa in Belgio e Olanda, senza però che la seconda positività si rivelasse più grave della prima. Un caso analogo a questo del Nevada si è verificato in Ecuador, ma il paziente non era stato costretto a ricorrere alle cure in ospedale.

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