Commercio, palestre e le città d’arte piangono: le attività più danneggiate dal Covid

Secondo lo studio effettuato dalla Cgia di Mestre 292 mila aziende si trovano in grosse difficoltà. Attività che danno lavoro a 1,9 milioni di persone

7 Febbraio 2021 22:34

Gli effetti economici derivanti dal Covid sono disastrosi. Numerose sono le attività in difficoltà sconvolte dalla pandemia e dai blocchi imposti dal governo come il lockdown dei mesi dello scorso marzo. Commercio, servizi alla persona e intrattenimento sono i comparti martoriati, con le agenzie di viaggio e tour operator sono i settori più colpiti: a dirlo è lo studio effettuato dalla Cgia di Mestre sull’andamento medio del fatturato 2020.

PERDITE SANGUINOSE

Analizzando nel dettaglio la disastrosa situazione, la perdita di fatturato più sanguinosa ha interessato il commercio all’ingrosso (-44,3 miliardi di euro). Seguono il commercio/riparazione auto e moto (-26,8 miliardi) i bar e i ristoranti (-21,3 miliardi di euro), le attività artistiche, palestre, sale giochi, cinema e teatri (-18,3 miliardi), il commercio al dettaglio (-18,2 miliardi), gli alberghi (-13,9 miliardi), le agenzie di viaggio e i tour operator (-9,3 miliardi).

AZIENDE A RISCHIO

La Cgia di Mestre ha citato i dati Istat fotografando lo status a rischio delle aziende. Ben 292 mila si trovano in grosse difficoltà, parliamo di attività che danno lavoro a 1,9 milioni di persone e producono un valore aggiunto che si avvicina a 63 miliardi di euro. I settori più interessati più interessati da queste attività sono il tessile, l‘abbigliamento, la stampa, i mobili e l’edilizia. Nel settore dei servizi, invece, si distinguono le difficoltà della ristorazione, degli alloggi/alberghi, del commercio dell’auto e altri comparti come il commercio al dettaglio, il noleggio, i viaggi, il gioco e lo sport. E’ facile prevedere che con lo sblocco dei licenziamenti previsto verso la fine di aprile molti lavoratori si troveranno senza un’occupazione regolare.

ECONOMIA SOMMERSA

Il Coronavirus e la conseguente chiusura delle attività hanno già prodotto effetti devastanti sul tessuto economico e sociale del Paese. E il problema potrebbe allargarsi (se non lo ha già fatto) a dismisura su quello che riguarda la cosiddetta “economia sommersa“. I tanti licenziamenti porteranno a un incremento del lavoro irregolare e degli abusivi. Pagati poco e in contanti, tutto ciò avverrà in nero e senza alcun versamento di imposte, di contributi previdenziali e di quelli assicurativi. Da quanto emerge dagli ultimi dati Istat, in Italia ci sono oltre 3,3 milioni di occupati in nero e il 38 per cento del totale è presente nelle regioni meridionali. Parliamo di persone che ogni giorno prestano le proprie prestazioni lavorative nei campi, nei cantieri, nelle fabbriche o nelle case degli italiani.

PIANGONO LE CITTA’ D’ARTE

Il territorio che più di tutti ha subìto la crisi è il Mezzogiorno. Ma questa volta, non è solo l’area meridionale che mostra una grave situazione economica. Venezia, Firenze, Pisa, Roma, Verona, Milano, Matera, Padova, Siracusa, Napoli, Cagliari, Genova, Palermo, Torino e Bari sono alcuni dei Comuni individuati dal “decreto Agosto” che nel 2020 hanno subito un crollo verticale delle presenze turistiche straniere. Parliamo di città d’arte che vivono più di altre di turismo.

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