La riforma del catasto tanto attesa si presenta come una piccola rivoluzione se si pensa che le tasse saranno finalmente pagate in base ai metri quadrati e non più sui vani.
Sulla riforma degli estimi, già avviata dal governo Letta, il Consiglio dei ministri a guida Matteo Renzi, accelera. Dopo l’ok definitivo del Cdm al decreto legislativo per le commissioni censuarie, gli organismi che praticamente attiveranno la riforma del catasto, cambiano i criteri delle valutazioni di calcolo delle rendite che appunto ora saranno calcolate sulle metratura dell’immobile.
Cosa cambia. Le nuove commissioni dovranno rivedere i parametri per gli estimi catastali, quindi i criteri per la tassazione dell’immobile. È previsto il censimento per 62 milioni di immobili.
Sarà elaborato un algoritmo sulla cui base verrà calcolata la rendita della casa, a partire dai redditi di locazione medi e attraverso una formula matematica che comprenderà tutti i dati utili a un identikit dell’immobile: dalla qualità alla localizzazione, dall’anno di costruzione fino allo stato di conservazione delle case.
Sarà dunque impossibile che un’abitazione di 250-300 metri quadrati venga accatastata in categorie con rendite molto basse per le sue caratteristiche. Si va insomma verso un catasto più equo e più semplice, almeno questa è la ratio della riforma.
Dalle 45 categorie catastali esistenti si passerà a 3 per il residenziale (tra fabbricati con più unità, unifamiliari e abitazioni tipiche) 8-9 per quelle ordinarie e 17-18 per le speciali.
Secondo Luca Dondi, responsabile del settore immobiliare e direttore generale di Nomisma in ogni caso “il processo sarà lungo e farraginoso”.
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