Lambrate Ventura: il quartiere cool del momento
Ma forse l’entusiasmo è un po’ eccessivo.
Se c’è una zona di Milano che si sta sicuramente sviluppando è quella del nord-est di Milano. Tra via Padova, la Martesana e Lambrate è da queste parti che la maggior parte dei giovani si sta spostando negli ultimi anni, dando vita a un nuovo processo di gentrificazione dopo che all’Isola – il quartiere che per primo ha attratto giovani studenti, creativi & co. – i prezzi si sono alzati in maniera esorbitante.
In questa zona, il quartiere di cui si sente parlare sempre più spesso è quello di Lambrate Ventura. Tra i protagonisti del Fuorisalone, viene descritta come una ex area industriale oggi abitata da designer, fotografi e altri creativi più o meno hipster (o forse yuccies?) che la stanno trasformando in una delle aree più vivaci della città.
E in effetti, quando mi ci ero recato per andare a una festa in occasione di qualche evento legato alle biciclette, ne avevo avuto proprio una bella impressione: riqualificazione, tanti giovani per strada, strade strette che ancora ricordano che lì, prima della Lambrate industriale, c’era Lambrate il paese, e parecchi eventi ospitati nei loft e nelle tante gallerie d’arte che lì sono sorte negli ultimi anni.
Ma la notte, soprattutto il sabato notte, può essere ingannevole; soprattutto se c’è una grande festa a richiamare frotte di ragazzi sulle loro bici a scatto fisso. E così, ho provato a tornarci in un placido sabato pomeriggio di giugno. E d’accordo, faceva molto caldo, ma per chi è abituato a stare in quartiere vivace e in cui c’è sempre un sacco di gente in giro trovarsi a passeggiare per marciapiedi deserti alla ricerca di qualcuno di questi famosi artisti/creativi è stato abbastanza frustrante. Per farla breve, non c’era quasi un’anima in giro. Primo segnale che mi ha lasciato abbastanza perplesso.
Il giro inizia in via Conte Rosso, vietta centrale della Lambrate che fu che ancora mantiene un suo fascino e sembra un po’ essere il fulcro attorno al quale ruota la vita del quartiere: scuole, giardinetti, un centro sociale dove prima c’era la Casa del Popolo dove sorse la Volante Rossa, una chiesa e una sede della Cgil. Qui, un poster sul muro decanta le lodi del quartiere e delle sue mille attività (che è sempre una bella cosa, vedere attaccamento alla propria zona).
Svoltando in via Ventura, l’atmosfera cambia radicalmente. Qui avevano sede alcune delle più grandi fabbriche del milanese: la Faema che si occupava di macchine espresso, l’Innocenti che produceva la Lambretta, la Dropsa e i suoi lubrificanti industriali. Di questo passato, rimangono solo gli stabilimenti, all’interno dei quali adesso sorgono numerose gallerie d’arte e curiosi loft abitati ai piani alti.
Carino, d’accordo. Ma non bastano qualche galleria d’arte e qualche loft all’interno di ex capannoni per rendere una zona carica di fascino e di attrattiva. Nel complesso, mi è sembrato di girare per un luogo un po’ spoglio, sicuramente in divenire, sicuramente punto d’attrazione, ma a cui manca – proprio nella sua parte maggiormente in crescita – ciò che dovrebbe rappresentare l’anima di ogni quartiere vivibile: gente per strada, tavolini all’aperto, negozietti e boutique, locali dove bere. Se cercate questi tipo di atmosfera, credo che l’Isola sia ancora il posto in cui andare a stare (nonostante l’eccesso di ristoranti).