Stupro di gruppo a Montalto di Castro: dopo la sospensione del processo e la messa in prova degli otto violentatori, parla la vittima
Come vi abbiamo preannunciato ieri la sospensione del processo per gli otto stupratori di Montalto di Castro continua a far discutere. Dopo le dichiarazioni di sdegno della madre della vittima, oggi è quest’ultima a parlare, ai microfoni del Corriere Della Sera, attraverso Daniela Bizzarri, 56 anni, consigliera alle Pari opportunità della Provincia di Viterbo. Vogliono
Come vi abbiamo preannunciato ieri la sospensione del processo per gli otto stupratori di Montalto di Castro continua a far discutere. Dopo le dichiarazioni di sdegno della madre della vittima, oggi è quest’ultima a parlare, ai microfoni del Corriere Della Sera, attraverso Daniela Bizzarri, 56 anni, consigliera alle Pari opportunità della Provincia di Viterbo.
Vogliono continuare a rovinarmi la vita? Ma io non avevo neanche capito, l’altro giorno: credevo che la messa in prova fosse finita, non che dovesse ancora cominciare. Invece quest’inferno va avanti, e durerà ancora a lungo. Sono stravolta, distrutta. Ogni volta che c’è il processo sto peggio: non mangio, non dormo e quando m’addormento ho gli incubi. Non voglio più andare neanche dallo psicologo, a cosa serve ripetere sempre le stesse cose?
Due anni fa, il 31 agosto d2007, la giovane fu attirata in un bosco, al termine di una festa di compleanno, dal gruppetto di 8 giovani, tutti minorenni, che la violentarono a turno per ben tre ore. Ieri la notizia che i responsabili – otto di loro sono diventati maggiorenni – sono stati messi in prova per 24 mesi e al termine di questo periodo periodo il tribunale dei minori potrebbe dichiarare estinto il reato.
Non credo nel loro pentimento. Non mi sono arrivate né lettere né parole di scuse, niente. Hanno anche cercato di spingere un ragazzo a dire che ero consenziente. Mi chiedo a cosa possa servire metterli alla prova adesso, dopo così tanto tempo. Per me quest’attesa è un logorio quotidiano, non so come farò ad aspettare tanto.
E mentre la giovane sottolinea come sia difficile vivere nello stesso paesino degli aggressori,
Una volta, ero in un bar con mio fratello: quando sono entrati due degli aggressori, mio fratello li ha allontanati, dicendo che mi avevano fatto male già abbastanza. Quelli, per tutta risposta, l’hanno querelato. Sono stata a studiare a Roma, ma non ha funzionato, mi sentivo sola senza la mia famiglia. Così sono tornata, e dopo poco ho trascorso un piccolo periodo in Sicilia. Una volta tornata qui, il preside della mia vecchia scuola mi ha chiamata e mi ha detto di ricominciare a studiare ma non ce l’ho fatta fatta, ho smesso e ho cercato un lavoro per non pesare sul bilancio di casa.
il suo legale, Piermaria Sciullo, evidenzia come le Istituzioni hanno abbandonato la giovane, concentrandosi solo e soltanto sul reinserimento degli otto giovani stupratori:
Nessuno ha mai pensato al reinserimento della vittima. Accanto a lei non c’è mai stata alcuna istituzione. Nessuno le ha chiesto di cosa avesse bisogno o proposto un lavoro. La legge prevede che i suoi stupratori, perché minorenni, vadano aiutati a reinserirsi, ma intanto la loro vittima è stata abbandonata.
Via | Corriere Della Sera