Cgil, Cisl, Uil a un passo dal baratro
Dallo scontro fra maggioranza e opposizione e dalle fibrillazioni sociali in corso è il sindacato a uscirne con le ossa rotte. L’unità sindacale, già precaria da molto tempo, è oramai un ricordo dei tempi di Lama, Carniti, Benvenuto. Sotto il peso degli eventi (vertenza Alitalia, caos scuola, vicende pubblico impiego ecc.) e soprattutto sotto il
Dallo scontro fra maggioranza e opposizione e dalle fibrillazioni sociali in corso è il sindacato a uscirne con le ossa rotte. L’unità sindacale, già precaria da molto tempo, è oramai un ricordo dei tempi di Lama, Carniti, Benvenuto.
Sotto il peso degli eventi (vertenza Alitalia, caos scuola, vicende pubblico impiego ecc.) e soprattutto sotto il peso di una strategia disgregante del governo, la “triplice” si è sbriciolata. Cgil, Cisl, Uil marciano divisi e impotenti, impegnati a rinfacciarsi responsabilità e accuse.
Tra i cittadini c’è un crollo di consenso verso il sindacato, accusato di difendere solo gli interessi corporativi e di ostacolare il “nuovo”. I lavoratori sono delusi e sfiduciati e gli stessi iscritti sono oramai in uno stato di prostrazione.
Quella della divisione sindacale è una storia già vista. Non si sono mai rimarginate le ferite degli anni ’50, quando dominavano le ideologie e i sindacati, soprattutto la Cgil, rispondevano ai partiti di “provenienza”. Non fa male ricordare che in Italia, nel 1945, i sindacati furono rifondati dai partiti, a cui rispondevano, prima che ai lavoratori.
Ad ogni modo, un sindacato diviso non ha scampo e non ha futuro.
Contestualmente, quando un governo punta tutto sulla propria autoreferenzialità e persegue la linea di sfiancare e dividere il sindacato, una linea basata su provocazioni e ricatti (“prendere o lasciare”), entra in un campo minato: i fuochi che divampano rischiano poi di bruciare tutto e tutti.
Se manca un sindacato forte e credibile, i lavoratori si dividono in mille rivoli e in mille lotte, per lo più inutili, corporative e sempre più esasperate, con danni per se stessi e per il paese.
I limiti e gli errori dei sindacati sono evidenti: c’è impotenza di fronte alla crisi e c’è soprattutto un problema di rappresentatività, quindi di democrazia.
Il sindacato deve essere rivoltato come un calzino, attraverso una grande e profondo rinnovamento di uomini e di idee. Rinnovamento che non può che partire dal basso.
Ma governo (arrogante), padronato (assente) e partiti (latitanti) hanno pesanti responsabilità e gravi colpe.
E’ l’ora che tutti facciano un passo indietro.