Beni per 25 milioni di euro sono stati sequestrati stamattina all’imprenditore Vito Tarantolo, 66 anni, di Trapani. Il provvedimento è stato emesso dal locale tribunale su richiesta del questore ed è stato eseguito nell’ambito dell’operazione Araknos dagli uomini della Divisione Anticrimine della Questura e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza.
Tarantolo è ritenuto dagli inquirenti “vicino” al boss latitante Matteo Messina Denaro, primula rossa di Cosa nostra. Secondo quanto riporta l’Ansa l’imprenditore è accusato di aver svolto:
”un ruolo di occulta interposizione fittizia in diverse iniziative imprenditoriali”.
Nel 2007 i boss mafiosi Matteo Messina Denaro e Salvatore Lo Piccolo intrattenevano una corrispondenza a mezzo di “pizzini” in cui discutevano anche di un appalto aggiudicato presso l’aeroporto di Palermo Falcone e Borsellino. Messina Denaro in un bigliettino prometteva a Lo Piccolo che sulla questione avrebbe fornito una risposta. Da quei pizzini gli inquirenti dicono d’aver tratto:
“importanti elementi di valutazione sul conto del ruolo assunto dall’imprenditore Vito Tarantolo”.
L’imprenditore fu arrestato nel luglio del 1998 e ha poi patteggiato una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale continuato. Tra i beni oggetto del sequestro ci sono 82 immobili, 33 tra auto furgoni e mezzi meccanici, tre imprese, 18 quote societarie, 37 tra conti correnti e rapporti bancari, 2 società sottoposte ad amministrazione giudiziaria.
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